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Alessandro Di Battista, lo strappo definitivo con il M5s e Casaleggio: rifiuta l'invito, che fine ha fatto

Gino Coala
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L'ultima volta che gli strateghi del Movimento Cinque Stelle si sono affidati ad Alessandro Di Battista per rilanciare l'immagine di lotta e rivoluzione grillina, un po' appannata dai mesi di governo, l'Italia è arrivata a un passo dalla rottura diplomatica con un alleato storico come la Francia, con Parigi che ha richiamato l'ambasciatore in Italia, una roba che non succedeva dalla Seconda guerra mondiale. Dibba dal 13 febbraio non parla più, l'ultimo post su Facebook annunciava la sua partecipazione a Di Martedì su La7, quella disastrosa apparizione davanti a Giovanni Floris, quando il Che Guevara della Tuscia esortava un applauso dal pubblico in studio. Da allora era sparito. Leggi anche: Di Battista querelato dagli imprenditori piemontesi: come li aveva insultati Che fine ha fatto nel frattempo Dibba? Si è offeso, perché non "lo hanno difeso", almeno stando a quel che riferiscono con non poca riluttanza quei pochi amici che gli sono rimasti tra i parlamentari grillini, ritrovatisi al Villaggio Rousseau di Milano domenica 10 marzo. Quelli della Casaleggio lo avevano anche invitato, ma lui ha risposto: "No grazie". Quando il cronista della Stampa chiede lumi su come se la passi Dibba, i Cinque stelle abbassano gli occhi, c'è chi cambia argomento, chi accampa motivi fantasiosi, come Manlio Di Stefano: "È un fratello, aveva bisogno di staccare". Beato chi ci crede. Di Battista in realtà era atteso dai compagni grillini come acqua nel deserto, in una riunione dei deputati 5s della commissione Affari europei già erano tutti gasati, a cominciare dal presidente Sergio Battelli che lo chiamava "il nostro martello", e si sfregava le mani immaginando l'imminente campagna elettorale: "Alessandro sarà il nostro martello nella campagna elettorale per le Europee". Quando però Di Battista è tornato a inondare trasmissioni tv, dirette social e comizi per le Regionali, l'incantesimo è svanito: quel continuo abbaiare contro la luna si è rivelato per quello che è sempre stato, chiacchiere al vento. Ora che i grillini sono al governo, non si possono più permettere di insultare a destra e manca, di insinuare reati contro questo e quell'avversario politico o imprenditore (dal Piemonte è già arrivata la prima querela per Dibba). I grandi luminari della comunicazione grillina temono insomma che Di Battista abbia "perso la luce". Lui stesso, quando ha capito di essere più un danno che un valore aggiunto, ha fatto un passo indietro. Anche perché nel frattempo di fango da spalare davanti casa sua se n'era accumulato un bel po': lo scandalo scoppiato sul padre e i lavoratori in nero, in più l'assedio di giornalisti e fotografi che coinvolge inevitabilmente l'incolpevole compagna Sahra. Dopo un anno lontano dai riflettori, Di Battista si può definire politicamente finito, ormai pensa a un nuovo viaggio, altri libri, sempre che qualcuno gli finanzi il progetto.

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