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Luigi Di Maio, controrivoluzione M5s: il ridicolo decalogo per i candidati grillini, cosa non possono fare

Giulio Bucchi
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Un sistema che doveva essere perfetto, ma che in realtà fa acqua da tutte le parti. Se ne sono resi conto pure loro, i Cinquestelle, e ora corrono ai ripari cercando una riorganizzazione del Movimento che lo renda un po' più simile ai partiti tradizionali. I quali, tutto sommato, così schifo non devono fare, se poi vengono presi a modello. La diversità proclamata e ostentata in ogni occasione finirà tra parentesi. L' exploit elettorale del 4 marzo 2018 sembra un pallido ricordo. Eppure sono passati tredici mesi. Lasso in cui il M5s si è cimentato con difficoltà nell' azione del governo: i cavalli di battaglia pentastellati sono tutti al nastro, ma stentano a partire. Nel frattempo gli elettori, con la stessa facilità con cui avevano dato fiducia alla creatura di Beppe Grillo, sono pronti a voltare loro le spalle premiando altri. Le elezioni regionali e amministrative sono state un bagno di sangue per Di Maio e soci. Testimonianza che il M5s raccoglie il voto di protesta a livello nazionale, ma poi quando si tratta di proporsi per amministrare una Regione o una città, l' elettore non lo considera credibile come alternativa. Leggi anche: "Attività segrete, cos'hanno in mano". Il "grillino" Giannuli, la verità sui dossier M5s Fine dell'isolamento - Giggino non crede che il problema sia un deficit di fiducia, ma solo una questione aritmetica. I Cinquestelle pigliano schiaffi nelle urne locali perché corrono da soli. Destra e sinistra, invece, si presentano in coalizione e si giocano tra di loro la partita. Per cui uno dei temi della rifondazione grillina è la fine dell' isolamento. Stringere alleanze a livello locale, con le liste civiche, non deve essere più un tabù. D' altronde il diaframma è stato già rotto a Roma, dove i grillini siedono al governo in alleanza con la Lega. Che male c' è a dialogare con gli altri pure sul territorio? Nulla, apparentemente. Solo che ogni decisione, nel mondo pentastellato, è un parto. Discutono, poi discutono. Poi ne parlano ancora. Infine votano con la piattaforma Rousseau. Che, come ha certificato il Garante della privacy infliggendo una multa di 50mila euro alla Casaleggio, è tutt' altro che un sistema sicuro e protetto. Ieri sera deputati e senatori si dovevano ritrovare a Montecitorio per iniziare il confronto sui temi già analizzati dagli iscritti nella settimana tra il 18 e il 22 marzo. L' ipotesi è quella di una riorganizzazione a livello nazionale e locale, aprendo alle liste civiche nei Comuni e imponendo nuove regole ai consiglieri comunali. Il territorio - Il dibattito doveva stato coordinato dal capo politico M5s, Luigi Di Maio. Doveva, perché alla fine la riunione è stata rinviata per il protrarsi del consiglio dei ministri. L' intenzione è quella di arrivare a un documento che sarà discusso sul territorio. Di nuovo. Di Maio recentemente ha parlato di «salto di qualità» per il M5s, per «mettersi meglio al servizio dei cittadini in questa sfida complessa che è il governo della nazione». Saranno selezionati due parlamentari per Regione, con il compito di organizzare riunioni sul territorio con i militanti. Si ritroveranno tutti insieme l' 11 aprile per tirare le somme. Parvenze di democrazia partecipata. Poi, in realtà, decidono in due o tre di loro. Come con le espulsioni arbitrarie, che stanno determinando una massa di contenziosi da centinaia di migliaia di euro. Il decalogo - Le sanzioni sommarie non producono l' effetto desiderato. Il Movimento ha ancora difficoltà ad assicurare che tutti i parlamentari versino i soldi delle restituzioni (2mila euro al mese) e l' obolo all' associazione Rousseau (trecento euro). Tanto che Di Maio ha dovuto creare un comitato per la trasparenza incaricato di vigilare su eventuali furbetti. L' iban ora è gestito direttamente dal capo politico e dai capigruppo di Camera e Senato Francesco D' Uva e Stefano Patuanelli, il flusso di bonifici non va più alla Protezione civile e quindi è istantaneamente verificabile. Curiosità: il conto è stato aperto presso la Banca Profilo, controllata dal fondo Sator presieduto da Matteo Arpe. Controlli, caccia alle streghe, dossierini. Il clima che si respira in casa grillina è questo. E si va avanti a colpi di regolamentazioni assurde. L' ultima, come rivela l' AdnKronos, è il decalogo per gli aspiranti europarlamentari, ai quali è stato fatto divieto di parlare con i giornali, di farsi campagne pubblicitarie a pagamento o di offrire cene elettorali. Praticamente devono starsene chiusi a casa. E aspettare il giorno del voto di Salvatore Dama

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