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Silvio Berlusconi, Giovanni Toti e Mara Carfagna alla guida di Forza Italia. Cosa c'è dietro la mossa del Cav

Cristina Agostini
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«Sono in ritardo, non parlo». Quando Silvio Berlusconi arriva in Senato per l' assemblea dei parlamentari di Forza Italia mancano pochi minuti alle otto della sera. È stata una giornata estenuante di trattative. E, alla fine, la riunione plenaria convocata a Palazzo Madama serve solo per ratificare le scelte già prese dal Cavaliere con i dirigenti azzurri. Queste: la stagione congressuale sarà coordinata da Mara Carfagna e Giovanni Toti. La vice presidente della Camera e il governatore della Liguria lavoreranno in un gruppo a cinque formato dal vice presidente di Fi Antonio Tajani e dalle capogruppo alla Camera e al Senato Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini. Insomma, un capolavoro di equilibrismo. Con il quale Berlusconi tiene insieme le anime nordiste e sudiste del partito, facendo rientrare in carreggiata l' area dissidente guidata da Toti. Leggi anche: "Lasciare Forza Italia? No, perché tanto è già morta". Fucilata a Berlusconi, il fedelissimo che lo impallina Non è un passo indietro di Silvio, che rimane la persona a cui tutti devono riferire, né un ridimensionamento del suo staff. «Forza Italia», si legge nella nota finale approvata dai parlamentari azzurri, «ha uno Statuto dettagliato e complesso di cui in questi ultimi anni ho tenuto conto da buon padre di famiglia ascoltando tutti». Ora però è arrivato il momento di procedere a una revisione delle regole interne: «Dopo alcuni anni come per tutte le organizzazioni vi è la necessità di rinnovarsi per consentire a tutti coloro che lo desiderano di partecipare alla vita di Forza Italia». Ai parlamentari Silvio sottolinea il ruolo insostituibile di Fi nel centrodestra: «Ho parlato a lungo con Salvini, non vuole rompere il centrodestra», marginalizzando gli azzurri. «Noi siamo il centro pensante, operativo, insostituibile. Senza di noi la coalizione sarebbe una cosa diversa, un destra-destra incapace di vincere e di governare». Il partito si deve rinnovare. «Vi è l' esigenza», spiega Berlusconi, «di restituire a Forza Italia l' efficacia delle origini, per renderla più pronta e capace di intercettare nuovamente il consenso dell' elettorato». Attualmente, si lamenta, Fi ha un problema di comunicazione: «Non passa nulla di quello che facciamo». Per cui, aggiunge, «ho ritenuto opportuno delegare a Carfagna e Toti la responsabilità di coordinare l' organizzazione del partito e di curare il coordinamento di un gruppo composto da Tajani, Bernini e Gelmini». Il congresso, conclude l' ex premier, «sarà anche l' occasione per valutare l' opportunità di indire ampie consultazioni popolari in ordine alle cariche elettive». Cioè le primarie (di secondo livello). A partire dagli enti locali: «Mi può andar bene che i coordinatori regionali siano scelti dagli eletti». Le deleghe affidate a Carfagna e Toti, precisa infine Berlusconi, «sono temporalmente limitate fino alla data del congresso. Porterò le proposte che mi verranno prospettate all' attenzione e alla discussione del consiglio nazionale che si terrà il 13 luglio prossimo». A sollevare i primi dubbi, però, è proprio Giovanni Toti: «Non credo che si possa fare una rivoluzione partendo da un board, si deve partire da dei contenuti e dandosi dei tempi precisi. Entro la fine dell' anno un congresso o delle primarie aperte dove tutti gli amici usciti da Forza Italia possano partecipare. Quando una nave affonda, provare a costruire una zattera è il minimo». di Salvatore Dama

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