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Matteo Salvini, Enrico Mentana porta la sinistra a lezioni di storia: "Non c'entra niente con Mussolini"

Davide Locano
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Ne ha per tutti, Enrico Mentana. Per il Pd, un partito allo sbando. Per Matteo Renzi, paragonato alla love story tra una giovane moldava e un anziano un poco rimbambito. E ne ha anche per chi paragona Matteo Salvini a Benito Mussolini, proprio quel Salvini che - inutile negarlo - al direttore del TgLa7 proprio non piace. Ma a differenza di tanti altri autorevoli commentatori, Mitraglietta quando ragiona sul leader della Lega e ministro dell'Interno non lo fa per stereotipi, col paraocchi o con frasi fatte. La riflessione di Mentana viaggia sul Fatto Quotidiano, a cui concede una lunghissima intervista. Proprio quel Fatto - diretto da Marco Travaglio - che della lotta dura contro Salvini ha fatto la sua ragione di vita (scontato, per l'house organ del M5s). Leggi anche: Matteo Renzi cancellato da Enrico Mentana, così Ma tant'è, passiamo alle parole di Mentana. Il direttore spiega come "la mobilitazione delle masse" sia un prodotto del Novecento. E ancora: "Il secolo delle ideologie è il Novecento mentre l'esaurirsi della memoria - oggi - agevola l'emergere degli interessi primari, quelli che portano al crollo della sovrastruttura per precipitarci nell'odio, nei nazionalismi: il caso Iugoslavia fa testo". Dunque l'intervistatore lo imbecca: "L'epoca compiuta della tecnica conferma, anche per via della rete web, la mobilitazione totale di queste masse". E mitraglietta risponde: "Dove però un Salvini, non è un Benito Mussolini, non è - insomma, un ideologico, anzi: è a-ideologico; il Duce prende il proprio Psi e ne fa una cosa nuova...". Lezione di storia terminata, e sintetizzata anche dal titolo scelto dal Fatto: "Ma Salvini non è Mussolini. Certe passioni sono morte". Con buona pace dei vari Roberto Saviano & Co.

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