Sergio Mattarella vieta le elezioni, ha i numeri per una maggioranza alternativa: lo scenario
Mezza Italia è anti-Salvini e non ne può più di questo esecutivo. Secondo la sinistra siamo governati da un razzista al soldo di Putin che mira a portarci fuori dall' Unione Europea e a scardinare i conti dello Stato per i propri interessi elettorali. Per buona parte dei suoi alleati grillini poi il ministro dell' Interno vuole spaccare il Paese tra poveri e ricchi con l' autonomia, strizza l' occhio agli evasori, per i quali ha in programma paci fiscali, e non vede l' ora di accontentare le imprese ai danni degli operai. L' altra metà degli italiani è salviniana e non ne può più di vedere la Lega in gabbia, con la palla al piede dei grillini, impossibilitata ad abbassare le tasse, fare una politica estera aggressiva, sconfiggere definitivamente l' immigrazione clandestina, promuovere l' autonomia e la responsabilità delle Regioni nella gestione della cosa pubblica. Leggi anche: Bruno Vespa: chi potrebbe eleggere il successore di Mattarella Se fossimo un Paese normale si scioglierebbe il governo, visto che M5S e Lega non hanno più un miglio di strada da percorrere insieme e si chiamerebbero i cittadini alle urne per vedere quale delle due metà vince. Siccome siamo uno Stato assurdo, sono tutti contro il governo ma quasi tutti contro il voto anticipato. Non lo vogliono i parlamentari grillini, del Pd e di Forza Italia, che non intendono mollare la poltrona, non lo vuole Salvini, che è certo che il Quirinale non lo farebbe votare in caso di crisi, non lo vogliono gli ex poteri forti, dalla magistratura, alle banche, alla grande stampa, all' Europa, che temono di uscirne ulteriormente indeboliti, e soprattutto non lo vuole Mattarella. Il capo dello Stato è fermamente deciso a tergiversare. Prima di sciogliere le Camere il Quirinale cercherà una nuova maggioranza per approvare la legge di bilancio in autunno e tirare almeno fino all' anno prossimo. Il guaio è che, molto probabilmente, la troverebbe. IL TERGIVERSATORE A parte la Lega e Fratelli d' Italia, chiunque si iscriverebbe all' ammucchiata anti-Salvini. Lo farebbero certamente per non andare a casa, ma anche, e soprattutto, per opporsi a ogni tentativo di cambiamento su giustizia, immigrazione, economia, lavoro, Europa. Hanno tutti timore del leader leghista. Perfino gli Usa, che, secondo un' indiscrezione della Stampa, avrebbero contattato i Cinquestelle per capire se sarebbero disponibili a un ribaltone sullo stile di Monti 2011. La saldatura tra gli interessi di politici poltronari e poteri che non vogliono vedere rotti gli equilibri sui quali si reggono i loro privilegi sarebbe peraltro una garanzia che l' operazione tecnica potrebbe durare più di un anno e mirare a portare a termine la legislatura, dopo avere eletto il nuovo inquilino del Colle, come al solito da pescare tra le file della sinistra. Il leader della Lega ha ben chiaro lo scenario, ed è il motivo per il quale non ha ceduto alle pressioni del proprio entourage e non ha rotto con Di Maio. Matteo ha addirittura sospettato che i consiglieri, fuori dal partito, che lo spingevano a far cadere il governo in realtà fossero ingranaggi del ribaltone. Per questo ha firmato la tregua balneare con i grillini. Ma trattasi di tregua armata, e sono bastate ventiquattro ore perché fosse evidente a tutti. LA SFIDA DI SETTEMBRE Solo ieri ci auguravamo che, andando in vacanza, i leader politici la smettessero di romperci l' anima con le loro liti quotidiane. L' illusione è durata poco. A infrangerla è stato Salvini, che prima ha attaccato il ministro Tria sulle tasse, accusandolo di voler fare una manovra finanziaria inutile, all' acqua di rose, poi ha sfidato Toninelli, negando lo sbarco ai 130 migranti raccolti in mare da una nave della Guardia di Finanza. Il leghista è determinato a rispondere colpo su colpo a tutti quelli che ritiene essere i nemici della sua narrazione politica e dell' Italia che ha in testa. È una strategia rischiosa, ricorda quella renziana dell' io contro tutti, ma a differenza del Matteo fiorentino, quello milanese vi è costretto, perché le sue battaglie politiche fanno troppa paura a troppa gente. E più in alto questa gente si trova, più teme e trama. Come andrà? La prossima puntata sarà a settembre. Salvini spingerà per fare una manovra in deficit, sperando nella debolezza dell' Europa. Se la Ue gliela fa passare, si intesta la riforma fiscale e prova ad andare al voto dopo aver riempito le tasche degli italiani. Se la Ue gliela boccia, fa cadere il governo e impronta una campagna elettorale tutta contro l' Europa al soldo delle lobby e per di più sostenuta dai voti dei grillini, del Pd e di Forza Italia. di Pietro Senaldi