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Vittorio Feltri: "E' la classe dirigente il male dei meridionali"

Maria Pezzi
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Ecco il botta e risposta tra Gianpiero Falco, delegato sviluppo regionale Confapi, e il direttore Vittorio Feltri. Campania Egregio Direttore, le scrivo per darle pieno e convinto appoggio a quanto da lei affermato sul secondo governo Conte, se le sue frasi, nell' ormai noto commento, volevano trasmettere il messaggio seguente. E cioè rappresentare con la parola «zoo» esseri viventi che dipendono da qualcun altro per il loro sostentamento; e asserire, come credo, con il termine «terroni» soggetti limitati e capaci di fare solo cose dedite o riferibili al settore primario. Cosa questa comunque inesatta, poiché per dedicarsi a tale attività ci vuole fatica e credo che tale attività, per i giovanotti a cui lei si riferiva, non sia particolarmente gradita. Si tratta quindi di un «complimento», a mio avviso, che i più non hanno colto e che mi spinge a fare alcune riflessioni, da imprenditore del Sud, che vive la sua vita da italiano a tutte le latitudini del nostro amato Paese. Ebbene, egregio Direttore, lei è vittima dell' ipocrisia che opprime il nostro Paese, quella che per intenderci ci accompagna dalla nascita della seconda Repubblica e che definisco clerico-comunista. Associazioni meridionaliste e suoi colleghi si sono indignati per le sue parole, non comprendendo la dietrologia dei messaggi che tale ragionamento voleva rappresentare e non comprendendo che tali scellerate unioni politiche apriranno, o meglio spalancheranno, le porte alla Lega che loro tanto detestano. Mi fa ridere lo sciovinismo imperante del mio amatissimo Mezzogiorno, e soprattutto il provincialismo più bieco nell' offendersi per questioni formali e di poco conto e non nell' indignarsi, invece, del contesto in cui siamo costretti a vivere. Il nostro territorio invaso dalla malavita, in tutti i settori economici più importanti, e soprattutto affamato da una burocrazia malvagia e oppressiva nei confronti dell' imprenditoria sana, riferibile nel nostro caso alle PMI che sono l' ossatura del Paese. Ormai siamo oppressi da una filosofia pauperista dell' impresa, che crea sviluppo, e siamo accerchiati da una pizza-connection, che aggredisce in particolare le opere pubbliche del nostro territorio. Inutile dire che, per far ciò, innumerevoli professionisti dei cosiddetti ambienti «bene» della nostra società meridionale si prestano alla bisogna divenendo quelli che il nostro stimato presidente Cantone chiama «colletti bianchi». Io stesso, in qualità di imprenditore, ho subito sollecitazioni debitamente denunciate per quanto riguarda condotte penalmente rilevanti, ma sono anche vittima della burocrazia di un Comune della Provincia di Napoli, Pomigliano d' Arco, il paese del nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Un Comune che mi chiede di fare una variante alla Concessione, da me aggiudicata, di opera pubblica per inserire una caserma dei carabinieri e, dopo averla accettata, mi costringe ad aspettare 4 anni. Essendo ancora in attesa dell' assestamento finanziario, scopro che questa variante addirittura veniva ad essere sterilizzata con il non inserimento nel nuovo ordinamento urbanistico del Comune, quindi di fatto rendendola ineseguibile. Tutte situazioni strane che sono a danno della città e che spetterà a terzi giudicare. Situazioni che peseranno sulle tasche del contribuente. Nel frattempo abbiamo eseguito le opere comuni a tutte e due le ipotesi: quelle che erano presenti nella concessione approvata e in quella oggetto di variante. Quindi siamo meritevoli dell' appellativo Terroni, in quanto onoriamo la fatica giornaliera con cui cerchiamo di raggiungere gli obiettivi, ma siamo andati anche oltre perché crediamo in quello che facciamo. Crediamo in un Mezzogiorno libero da questa mentalità che ci opprime, ma per fare questo c' è bisogno di una nuova azione nei confronti di tutto il Sud. Di un nuovo intervento straordinario, simile a quello pensato dai nostri Padri Costituenti per riallineare i punti di partenza tra tutte le Regioni d' Italia. Solo così potremmo dedicarci alle autonomie (in questo dissentiamo dal suo convincimento), e solo quando il nostro sviluppo meridionale si sarà diffuso e sarà libero potremmo offenderci se ci chiamerete ancora terroni. Anche se, ripeto, i «terroni» hanno peculiarità che oggi sono sconosciute ai più. E poi che dire dei miei amici del Nord che non si offendono mai... quando li appello come polentoni... lenti? Con grande stima. Gianpiero Falco Caro dottor Falco, ho letto con grande interesse la sua lettera accorata e la condivido dalla prima all' ultima riga. Il problema del Sud è costituito dalla inefficienza della propria classe politica, dirigente e burocratica che non è riuscita a liberarsi da lacci e laccioli che imbrigliano il Meridione impedendogli di svilupparsi. Mai nessuno dalle vostre parti ha pensato di creare infrastrutture idonee a promuovere l' espansione economica. Ancora oggi è impossibile raggiungere in treno, e in fretta, Matera. Non parliamo poi di Reggio Calabria, considerata una specie di appendice fastidiosa della penisola. Sono disgustato dal trattamento riservato a voi che vivete sotto Roma. Ho dimestichezza con il vostro territorio. Da ragazzo ho apprezzato il Molise dove ho trascorso anni, ospite dei miei zii bergamaschi laggiù emigrati per amministrare un latifondo, un feudo. Ho conosciuto gente di cuore ed evoluta umanamente malgrado un ambiente ostile, cioè povero e oserei dire abbandonato. Ho passato lustri felici che mi hanno insegnato a comprendere il prossimo e le sue difficoltà. Ho amato i molisani con parecchi dei quali ho intrattenuto rapporti affettuosi. A un certo punto a Guardialfiera i politici hanno deciso di trasformare le piane di Larino in un lago, tramite una diga che contenesse le acque del Biferno, sommergendo stupendi giardini, paradisi ortofrutticoli. Tutto questo per facilitare l' irrigazione del Tavoliere della Puglia. Bella operazione che ha ucciso una regione per favorirne un' altra. È solo un esempio dello scempio compiuto ai danni di una comunità che necessitava di aiuto e ha ricevuto soltanto schiaffi in faccia. Per approfondire leggi anche: Vittorio Feltri, attacco alla Costituzione Le garantisco che personalmente non ho niente contro i terroni, anzi, ma ciò non mi impedisce di chiamarli scherzosamente appunto terroni, un termine che molti, non io, usano in senso spregiativo. La sua analisi dei problemi della terra in cui abita e agisce è perfetta. Sono persuaso che se uomini come lei prevalessero sui parassiti dominanti, nel giro di poco, le differenze palpabili fra Nord e Sud si estinguerebbero fino ad annullarsi. Purtroppo esistono ostacoli culturali che frenano la parificazione, bisogna abbatterli. Come? Questo è il punto. Non è facendo la guerra alle parole, terroni e polentoni, che sia possibile trovare una soluzione. Per concludere mi corre l' obbligo di compiere una riflessione. Il governo nega l' autonomia alla Lombardia e al Veneto. Capisco i motivi che lo inducano alla prudenza. Però mi deve spiegare perché Sicilia, Sardegna,Valle d' Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige godano di tale privilegio mentre i lombardoveneti siano condannati a dipendere in toto dalla Capitale. Sono forse figli di un dio minore o addirittura figli di puttana? di Vittorio Feltri

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