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Così la sinistra si aggrappa a "Suor Sardina": a cosa sono ridotti

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Maria Pezzi
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Passare dalla ricerca del Papa straniero al culto di Suor Sardina è un attimo, nella sinistra italiana a corto d' idee forza e di volti credibili da opporre alla riconquista dei sovranisti. Sicché il circo politico-mediatico goscista ha appena arruolato la testimonial perfetta per la battaglia inaugurata dalla così detta società civile radunata a Bologna in piazza Maggiore contro Matteo Salvini. Lei è suor Giuliana Galli, è impegnata nella onlus Mamre che lavora con rifugiati, richiedenti asilo e vittime di violenza ridotte in schiavitù, la sua presenza è attesa nell' acquario salottiero di Torino per i primi giorni di dicembre: «Sarò anche io lì, per ripulire le parole dall' odio». Ma non sembra esattamente una sorella anonima, Giuliana, essendo stata vice presidente della Compagnia di San Paolo e cioè la principale fondazione italiana di origine bancaria. Una Suora di establishment e di potere, si direbbe piuttosto, e per capirlo basterebbe ricordare a quale persona subentrò nel 2010 al vertice dell' istituto bancario torinese: Elsa Fornero. La nostra sardina biancovelata, che fino a ieri era soprannominata «Suor Banca» fra i papaveri della finanza, adesso attribuisce ai «fish-mob» «alto senso di pulizia e armonia» e ne benedice l' esportazione nelle altre piazza anti salviniane. Tutto ciò, beninteso, in nome della lotta al «razzismo dilagante», alle «offese a persone come Ilaria Cucchi e a Liliana Segre», o più in generale «davanti a situazioni anche poco cristiane al di là di esibiti simboli cristiani». Vade retro - Se poi, come ha fatto l' Adnkronos, le si domanda di essere più precisa riguardo al bersaglio dell' iniziativa, ovvero il leader della Lega, la sardina mostra i denti del piranha: «Io quella persona non la menziono neanche per sogno, perché tutte le volte che si parla di qualcuno gli si dà spazio. È il non violento e molto altro che le sardine portano alla luce». Alla faccia del «dolce stilnovo» evocato su Repubblica da Francesco Merlo per incorniciare la versione ittica e aggiornata dei girotondi e delle madamine o insomma del mite comunitarismo acefalo impegnato per la salvezza del bon ton che tanto consola la sinistra perbene. Se Parigi valeva bene una messa nella Francia borbonica, oggi l' autoconservazione delle élite assediate dalla volontà popolare prevede di attingere a qualsiasi repertorio parareligioso non ancora consunto dalla delegittimazione dei seminari e dei partiti. E nulla, nelle premesse dei manovratori, dovrebbe fungere meglio di una suora al servizio del sedicente civismo autorganizzato contro la volgarità. Ma se vai a grattare sulla patina dell' oleografia caritatevole, trovi che è pur sempre un appannaggio di agiate oligarchie, ricami e merletti ideologici di alta società, prima ancora che vile sostanza materiale. Santo disprezzo - E allora tanto vale sacrificare le espettorazioni plebee di padre Alex Zanotelli per dare spazio invece al suprematismo flautato della sardina bianca. E siccome la vanità non conosce clausura, ecco che la madre badessa in grisaglia si fa un vanto di dirigere l' ideale convento laico della solita sinistra armata di disprezzo antropologico e bene attenta a contrabbandare per fresco spontaneismo la consueta coscrizione militante nell' epoca dei social. Chi la manovra - Ma suor Giuliana dopotutto che colpe ha? Laureata in sociologia, master in Scienze del comportamento a Miami, numerosi viaggi e soggiorni negli Stati Uniti, domiciliata per anni nella Casa del Cottolengo a Moncalieri, in cui riuscì perfino a ospitare Guido Ceronetti con il suo teatro di marionette. Una vita di altezze morali oltreché finanziarie, la sua Il problema è semmai di chi se ne appropria come fosse la reincarnazione politica e più coltivata del fenomeno Suor Paola, la tifosa della Lazio lanciata in video da Fabio Fazio nel suo «Quelli che il calcio», effigie incosciente di una cinica operazione di marketing televisivo.  In fondo siamo alle solite. Faute de mieux, la sinistra priva di consenso e carente di pane politico si rifugia sempre nelle brioches. Con la prossima stagione di crocicchi «autoconvocati», invece dell' ormai canonico flash mob, si potrebbe direttamente mettere in scena il rivoluzionario musical sul «pasticciere trotzkista» di nannimorettiana memoria. di Alessandro Giuli

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