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Roberto Calderoli, scacco matto a Pd e M5s. "Sarà il big bang". Corte spietata: se vince lui, cambia tutto

Giulio Bucchi
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L'ok della Cassazione al referendum elettorale è la prima tappa del "capolavoro" firmato Roberto Calderoli. Il senatore, ricorda la Stampa, l'ha definito il "big bang del cambiamento", una "bomba atomica sotto il Palazzo". Ora però arriva il difficile: a gennaio il referendum arriverà sul tavolo della Consulta e lì si deciderà nel merito, se cioè siano applicabili le modifiche di Calderoli al sistema attuale Rosatellum per farlo diventare ultra-maggioritario, un "uninominale secco".  Leggi anche: "La legge del trolley". In Senato si parla di Ilva, ma. La denuncia di Calderoli: foto scandalosa La legge elettorale di Calderoli spazzerebbe via dal Parlamento i mini-partiti e chiunque rifiutasse di presentarsi in coalizione e "per la vittoria nei collegi - spiega il quotidiano torinese - sarebbe avvantaggiato chi concentra i voti in certe zone, per esempio in Padania, rispetto a chi li raccatta un po' qua e un po' là". "Il vento dei pronostici sta cambiando", suggerisce ancora la Stampa, sottolineando come i giuristi inizialmente orientati verso l'inammissibilità del quesito di Calderoli oggi sarebbero più inclini ad accoglierlo. E "in vista dell'udienza davanti alla Consulta, per creare un moto favorevole, Calderoli sta corteggiando costituzionalisti ed esponenti del mondo referendario, a cominciare da Giovanni Guzzetta", spiega il retroscena di Ugo Magri. Se il quesito venisse ammesso, gli italiani dovranno votare tra il 15 aprile e il 15 giugno 2020. In caso di elezioni anticipate prima di quella data, si rinvierebbe al 2021 a meno che la maggioranza non cambiasse in anticipo la legge. Certo, chiosa Magri, se la Consulta ammetterà il referendum di Calderoli, "a quel punto nessuno avrà più il coraggio di sostenere una legge elettorale super-proporzionale". Scacco matto a Pd e M5s.

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