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Lucia Borgonzoni, la rivoluzione fiscale: il jolly per sbancare in Emilia Romagna

Cristina Agostini
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Il Veneto è l'unica Regione d' Italia che non applica l'addizionale Irpef. I cittadini, e in questo caso il governo dell' ex Serenissima non può farci nulla, pagano solo l' aliquota dell' 1,23% imposta dallo Stato. Questa, grazie alla Regione, scende allo 0,9 per persone disabili con reddito imponibile fino a 45 mila euro e in altri casi simili. In virtù di tale scelta attuata dal presidente leghista Luca Zaia ogni anno i contribuenti risparmiano complessivamente un miliardo 220 milioni. Nelle tasche dei cittadini rimangono circa 2 mila euro a testa in più ogni 12 mesi. Nei limiti previsti dalla legge, dunque, non è improprio definire il Veneto un territorio "tax free". E se Pd e Cinque Stelle gli concedessero l' autonomia che reclama da decenni, il leone di San Marco spiccherebbe di nuovo il volo in un batter d' occhio. Anche l' Emilia-Romagna, a parole, negli ultimi due anni si è battuta affinché Roma le accordasse tale sacrosanto diritto, e però quello del presidente Dem Stefano Bonaccini si è rivelato un bluff a servizio dei vertici nazionali del partito. La sua sfidante, la leghista Lucia Borgonzoni, non solo vuole seguire il Veneto nella lotta per la parziale emancipazione dal governo centrale, ma punta anche a sua volta ad azzerare progressivamente l' imposta sul reddito delle persone fisiche. L' obiettivo è di abbattere l' Irpef in 10 anni. Leggi anche: "La crisi dei 5 stelle? Colpa di Salvini". Gad Lerner fuori controllo, fin dove si spinge pur di attaccare Matteo Nessuna promessa di cambiamento dall' oggi al domani, dunque, d' altronde non sarebbe possibile né tantomeno credibile. La Lega ha pianificato una strategia a medio termine. Com' è applicata oggi l' addizionale Irpef in Emilia Romagna? Ci sono 5 scaglioni: si passa dall' aliquota dell' 1,33% per i redditi fino a 15 mila euro, al 2,33% per quelli superiori ai 75 mila. Nella fascia intermedia, quella dai 28 ai 55 mila euro, la tassazione è del 2,03%. Detto del Veneto, le gabelle imposte da Bonaccini sono di gran lunga superiori pure a quelle della Lombardia, dove dai 28 ai 55 mila euro i cittadini pagano l' 1,72% e oltre i 75 mila l' 1,74. «Gli emiliano-romagnoli» dice a Libero la Borgonzoni «hanno il diritto di pagare i servizi a un prezzo corretto. L' efficacia non può che andare a braccetto con l' efficienza. Soltanto così si può parlare di buona amministrazione. Per riuscire ad annullare progressivamente l' addizionale» continua «cominceremo a ridurre drasticamente gli sprechi. Il Veneto garantisce servizi migliori dell' Emilia-Romagna, il ministero della Salute ha certificato che è primo per livelli essenziali di assistenza, ha il bilancio in attivo e reinveste ogni anno 70 milioni in macchinari medici all' avanguardia che mette a disposizione dei propri cittadini per visite ed esami anche nelle fasce serali e nei fine settimana, come vogliamo fare noi». Sui profili social dei leghisti emiliano-romagnoli in queste ore hanno cominciato a girare grafici corredati dalla scritta "Il prezzo vero dei servizi di qualità". Il motto ricorda quello di una nota marca di divani perennemente in saldo, e però rende l' idea. "Non importa se sei ricco o povero, in Emilia-Romagna hai pagato di più" recita un' altra scritta. Numeri alla mano è così. Nello storico feudo della sinistra, stando alle previsioni, nel 2020, 2021 e 2022 - complessivamente - il gettito Irpef sarà di 3 miliardi 460 milioni 851 mila euro. Una montagna di baiocchi che, dovesse trionfare la Lega, potrebbero restare, almeno in parte, nelle tasche dei cittadini.    di Alessandro Gonzato

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