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Pietro Senaldi: "Una follia archiviare Pier Luigi Bersani". Un consiglio al Pd e alla sinistra

Cristina Agostini
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Il governo è allo sbando. È noto, noi pensiamo che dovrebbe fare le valigie. Gli elettori del centrodestra nei sondaggi superano il 50% e l' esecutivo sopravvive solo per impedire ai cittadini di esprimersi e mandare Salvini a Palazzo Chigi. I militanti grillini poi hanno bocciato l' alleanza con il Pd in Emilia-Romagna e Calabria, sconfessando la maggioranza nonché tutti i vertici di M5S. I generali pentastellati vanno d' accordo solo quando la pensano all' opposto del loro esercito, anche se ancora si vantano di essere dalla parte del popolo. Morale, il 75% degli italiani è ostaggio del Pd, di Renzi e della nomenklatura di Cinquestelle. Siccome se il governo cade Mattarella non concederà all' armata giallorotta una seconda possibilità e si andrà al voto, il che sarebbe la fine della cuccagna per il 70% dei parlamentari che sostengono l' esecutivo, c' è il rischio che questa terribile esperienza possa durare ancora un po'. Perciò ci permettiamo un suggerimento: i compagni hanno un montone di razza nel corridoio e non lo vedono. È l' ex segretario dem Pier Luigi Bersani. Se proprio deve restare al potere, meglio che la sinistra si giochi una delle poche carte buone rimastele anziché una serie di ministri così sciapi e di scarsa competenza che risulta difficile distinguerli da quelli grillini. Leggi anche: Sondaggio di Pagnoncelli: perché il Pd non vincerà mai. Zingaretti seppellito, per il 56 per cento degli italiani... Pier Luigi come segretario del Pd non ha brillato, ma è in buona compagnia, tuttavia in qualità di ministro prodiano, con le sue lenzuolate che regolamentavano conti correnti, mutui e ricariche telefoniche, è stato il solo a sinistra a facilitare la vita degli italiani. Dalle parti del Nazareno ancora non si è visto uno meglio del comunista di Bettola. Mettere lui in questo esecutivo sarebbe come schierare Ronaldo nella Spal, farebbe la differenza. SVILITO DAI COMPAGNI - Invece i suoi compagni lo sviliscono, concedendogli solo di itinerare per i salotti tv a dispensare saggezza popolare. Bersani parla, fa appelli all' unità, cerca l' anima perduta dei dem, ma nessuno dei nuovi capetti rossi sembra prenderlo sul serio. Grave errore, perché da quando non c' è lui la sinistra è senza testa. L' ex segretario è il solo dai tempi di Berlinguer che abbia lavorato per tenere insieme la baracca pensando al bene del partito prima che al proprio interesse personale. D' accordo, nel 2013 ha perso una battaglia vinta contro un Berlusconi dimezzato e senza accorgersi che le piazze italiane erano piene di grillini inferociti che lo mandavano a quel paese ogni giorno. Prima, aveva chinato la testa di fronte alla Merkel e a Napolitano, stendendo il tappeto rosso a Monti. Però è l' unico che sia riuscito a mettere d' accordo tutti i cuori della sinistra ed è il solo da quelle parti che capisca di economia e avrebbe i testicoli per andare a battagliare a muso duro in Europa. I vari Gualtieri, Marattin, Padoan sono mezze calzette al suo confronto. Se la sinistra vuole recuperare il voto degli operai e del ceto medio distrutto dalla crisi non può affidarsi a professori di formazione internazionale, economisti che odorano di finanza e giovani fighetti. Serve il figlio del benzinaio che si è fatto le ossa in provincia e la sera preferisce la birra Moretti al sushi. Quando hanno messo insieme il governo Pd-M5S, il segretario dem, Zingaretti, che non voleva imbarcarsi nell' avventura ha posto come condizione che l' esecutivo giallorosso fosse la prima tappa verso la creazione di un fronte unico della sinistra da contrapporre al centrodestra, che ora ha ritrovato unità. Era anche il pallino del vecchio Bersani, che per inseguire il sogno si fece prendere a pesci in faccia da Grillo in diretta streaming. IL NUOVO SCENARIO - Il fallimento del governo giallorosso, il no dei militanti grillini all' alleanza e l' addio di Renzi al Pd per fondare un partito tutto suo, hanno cambiato completamente lo scenario. M5S si sbriciolerà sempre più e i dem prenderanno i voti grillini che non sono ancora andati alla Lega. Per questo il partito si sta spostando a sinistra, tornando quello che piaceva al vecchio ministro di Prodi. Quando il Pd perderà l' Emilia-Romagna, il passo indietro di Zingaretti sarà obbligatorio. Con il fratello di Montalbano alla guida, il partito è diventato acefalo. Le teste a sinistra sono poche, quella tonda e pelata di Pier Luigi non è da buttare in tempi di carestia. Noi di Libero continueremmo a combatterlo e augurarci che non torni più al governo. Ma almeno avremmo un avversario che possiamo rispettare. di Pietro Senaldi

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