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Taglio parlamentari, sì al referendum per fermarlo: ecco cosa cambia per il governo Conte-bis

di Davide Locano domenica 22 dicembre 2019

2' di lettura

La casta si salva? Tutto come previsto: raggiunto il quorum pari a 64 firme per ottenere il referendum con cui si mira a bloccare il taglio del numero di parlamentari, approvato in via definitiva da M5s e Pd all'inizio del loro governo. La firma decisiva è stata quella di un esponente del Pd eletto in Australia, Francesco Giacobbe: ora si può dunque aprire il referendum sul taglio dei parlamentari. Il primo passaggio è il deposito delle firme in Cassazione: il primo effetto sarà quello di bloccare l'entrata in vigore della legge. L'iniziativa politica raccoglie sia esponenti di sinistra sia di destra. Leggi anche: Ossequioso saluto, Giuseppe Conte s'inchina a Beppe Grillo L'annuncio è stato dato dal senatore Pd Tommaso Nannicini, che su Twitter ha cinguettato: "Al Senato abbiamo appena raccolto la 64esima firma per indire un referendum sul taglio dei parlamentari - premette -. Così capiremo se arriveranno una buona legge elettorale e i correttivi istituzionali che la maggioranza si è impegnata a introdurre. E l'ultima parola spetterà ai cittadini". A breve verranno resi noti tutti i nomi di chi ha aderito all'iniziativa per chiedere il referendum. Ora, come detto, l'ultima parola spetterà al popolo, agli italiani, che con un voto decideranno se mantenere il Parlamento nella sua attuale composizione o se procedere con il taglio pari al 30%, così come previsto dalla riforma di rango costituzionale. E nel caso di nuove elezioni? Se si andasse al voto anticipato, se cadesse prima del voto del referendum si dovrebbero eleggere tutti i parlamentari ad oggi in carica, senza tenere conto della riduzione prevista dalla legge. Ora, in una certa misura, è insomma più probabile, o più semplice, la caduta del governo in tempi rapidi: i partiti infatti, se il referendum non fosse ancora stato votato, potrebbero contare di rieleggere lo stesso numero di parlamentari che ad oggi popolano Camera e Senato. E gli stessi partiti, dunque, avrebbero meno "paura" di una tornata elettorale: le poltrone, ammesso e non concesso che il voto arrivi in tempi brevi, sarebbero le stesse. Altresì, il timore di una vittoria del centrodestra a trazione salviniana potrebbe spingere i giallorossi a tenere duro finché possibile, pur di non perdere poltrone e potere.

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