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Matteo Renzi: "Se il Pd perde nessun passo indietro"

di Giovanni Ruggiero mercoledì 28 febbraio 2018

3' di lettura

Matteo Renzi non farà passi indietro se il Pd dovesse subire una sconfitta alle elezioni del 4 marzo. Anzi, il segretario dem confessa di trovare "sconcertante il fatto che il tema sia cosa farò io". Intanto, dopo il giuramento sul Vangelo in piazza Duomo a Milano, Matteo Salvini incassa l’appoggio di CasaPound: la formazione di estrema destra si dice pronta a sostenere un governo guidato dal leader della Lega. Per i 5 stelle l’appuntamento clou sarà giovedì, quando il candidato premier Luigi Di Maio presenterà la squadra di governo che lo affiancherà a palazzo Chigi in caso di vittoria. Sempre giovedì, e salvo cambi di programma, il centrodestra si presenterà unito in una manifestazione a Roma. Leggi anche: Renzi cadavere nella bara, il sindaco se ne frega e lo mette così: scoppia un terremoto Al via l’ultima settimana di campagna elettorale con tutti i leader che, forse anche per dare la volata finale ai propri partiti, si affrettano a garantire che non ci saranno inciuci, nessun governo di larghe intese. "Penso che il Pd sarà il primo partito e lavoro perchè lo sia - afferma Renzi - Non faremo mai nessun governo con gli estremisti". In questa categoria Renzi include sia i 5 stelle che la Lega e, poichè ha fatto un’alleanza con Salvini, anche Forza Italia. Quindi, il leader dem torna ad attaccare Leu: "Nei collegi o passa il candidato del centrosinistra o del centrodestra, tertium non datur". Ne consegue, che il voto dato a Leu è un voto, ribadisce, dato a Salvini. "Non ho scelto io la divisione del centrosinistra - ricorda Renzi - Ognuno si deve assumere le sue responsabilità. Ogni voto dato al partito di D’Alema è un voto che favorisce il centrodestra e gli estremisti", osserva il segretario Pd, che mette in guardia: "Aprire la strada a questa destra estremista o ai populisti che hanno ampiamente dimostrato la loro incapacità amministrativa significherebbe mettere il Paese sull’orlo del baratro". Ma Leu rigetta le accuse e torna a ribadire che con i dem non ha intenzione di spartire alcunché: "le alleanze si fanno sui programmi. Nessun compromesso al ribasso con il Pd", scandisce Laura Boldrini. Per Giorgia Meloni non esiste alternativa a nuove elezioni in caso di stallo: "Basta un governo settimanale, ci vuole una settimana per fare una legge elettorale, si metta chi si vuole, ma sette giorni per fare la legge elettorale e poi si torna a votare". Salvini conferma la manifestazione unitaria di giovedì prossimo a Roma, con Berlusconi e Meloni. Ma proprio dalla Lega arriva una ’stoccatà al leader che aspira ad ottenere l’incarico da Mattarella: "conosco Antonio Tajani, gli sono amico e mi farebbe piacere se fosse lui, certamente. Sarebbe un ottimo premier", è l’endorsement lanciato da Roberto Maroni. Ma Salvini non si scompone: "Non mi pongo il problema della coalizione se nessuno avrà la maggioranza, il centrodestra vincerà e la Lega andrà fortissimo, io sono pronto a fare il presidente del Consiglio e a fare la squadra". Anche il Pd ha come meta la vittoria: "Noi lavoriamo per vincere, essere il primo partito, il primo gruppo parlamentare e per essere autonomi nel governo e siamo convinti che gli spazi per le decisioni degli italiani sono ancora tutti aperti", osserva Ettore Rosato. Dopodichè, "se nessuno avrà i numeri per costituire un governo in forma autonoma ci sarà l’iniziativa del Capo dello Stato che con il consueto senso dell’equilibrio e delle istituzioni, proporrà una soluzione e noi valuteremo la soluzione che il Capo dello Stato propone". Nessuna intesa con il Pd, mette in chiaro Silvio Berlusconi, "difficile recuperare il rapporto con Renzi", spiega il Cavaliere. Chi è invece pronto a siglare intese è CasaPound: "Se c’è la possibilità di fare un governo sovranista che ci porta fuori dall’euro e fuori dall’Unione Europea e che blocca l’immigrazione che sono i tre punti principali del nostro programma siamo pronti a sostenerlo", spiega Simone Di Stefano. Dovrebbe essere però, precisa, "un governo che non ha Tajani premier e Brunetta all’Economia, ma sarebbe un governo che dovrebbe avere un Salvini premier. Siamo pronti a sostenerlo esternamente, non vogliamo ministeri, non vogliamo sottosegretariati".

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