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Marco Minniti: "Minaccia della jihad mai così forte in Italia"

di Eliana Giusto sabato 31 marzo 2018

2' di lettura

"Nessuno ha mai detto che fosse finita. Il quadro della minaccia di Isis rimane radicalmente immutato. Anzi, la caduta di Raqqa e Mosul, se da una parte fa venir meno l'elemento territoriale del Califfato, dall'altro aumenta la pericolosità dell'altra componente, quella terroristica". Marco Minniti, in una intervista a La Stampa, lancia l'allarme: "Lo Stato islamico è stato capace di arruolare 25-30 mila foreign fighters da circa 100 Paesi diversi. La più importante legione straniera che la storia moderna ricordi. Molti sono morti, ma i sopravvissuti stanno cercando rifugio altrove. Anche qui in Europa". Quindi l'appello del ministro uscente al governo che verrà è che prosegua le espulsioni dei radicalizzati. Leggi anche: Francia, terrorismo islamico a Trebes: ostaggi e morti al supermercato Sull'inchiesta legata all’imam di Foggia, Minniti osserva: "La cosa importante oggi è soffermarci su questa indagine esemplare, che ha dimostrato con prove solari uno scenario assolutamente agghiacciante. Una cosa che non ha eguali in Occidente. L'unica cosa che si può associare alla scuola di Foggia sono le immagini che provenivano dal profondo dell'Iraq e della Siria, quelle di bambini addestrati a usare la pistola o utilizzati per esecuzioni capitali". Sulla condizione dei migranti in Libia, Minniti spiega che "con Oim e Unhcr si è potuto stabilire, in Libia, chi ha diritto alla protezione internazionale. E questi rifugiati sono arrivati in Italia attraverso corridoi umanitari gestiti dal governo italiano. Chi scappa dalla guerra non lo devono portare qui gli scafisti, ce ne occupiamo noi. L'Oim ha fatto più di 22500 rimpatri volontari assistiti dalla Libia ai Paesi d'origine. L'Italia è stato il primo Paese ad aver organizzato un corridoio umanitario da Tripoli direttamente in Europa. Controllo dei confini, aiuti umanitari, intervento per gestire i rimpatri volontari, aiuto a chi ha diritto alla protezione internazionale. Può diventare un modello, che tiene insieme umanità e sicurezza. Forse l'unico possibile". 

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