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Matteo Renzi, il clamoroso trucchetto nella legge elettorale: perché il Pd può avere più seggi di tutti

di Giulio Bucchi mercoledì 31 gennaio 2018

2' di lettura

Nonostante i sondaggi, nonostante il Pd, nonostante tutto Matteo Renzi può ancora vincere le elezioni. L'Italia è quel paese in cui la sera del voto tutti, ma proprio tutti i partiti hanno vinto ma stavolta il Rosatellum bis potrebbe davvero regalare uno scenario clamoroso con tre, reali e non millantati, vincitori. O forse addirittura quattro. Leggi anche: Sondaggio Ghisleri, "il peggior scenario possibile" Stando ai numeri in possesso dei leader in questi giorni,  è ipotizzabile un risultato simile: centrodestra prima coalizione del Paese, Movimento Cinque Stelle partito con più voti e Pd partito con più parlamentari. Come nota il Corriere della Sera, sarebbe l'ipotesi più difficile da gestire per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che dovrebbe scegliere a chi affidare l'incarico delle consultazioni per formare una maggioranza e un governo.  Ma qual è il segreto della legge elettorale che potrebbe favorire comunque un Pd ai minimi storici, alla soglia del 20%? La parola magica, suggerisce il Corsera si chiama "bonus". Grazie ai voti degli alleati (+Europa, Civica Popolare e Insieme), al Pd potrebbe andare un "regalino" che oscilla tra il 4-6%, mentre al centrodestra la quarta gamba fuori lista potrebbe portare l'1-3%. Non per meriti propri, insomma, il Pd potrebbe sfiorare la quota del 30% e superare così quota 200 seggi alla Camera. Uniche condizioni per il "gratta e vinci": secondo la legge elettorale, il Pd deve superare il 24% e contemporaneamente nessuna lista alleata deve superare il 3%. A complicare ulteriormente le cose è il meccanismo del trade off tra consenso  proporzionale e numero di seggi in Parlamento: non è improbabile che con un M5s forte solo al Sud, al gruppo di Luigi Di Maio vadano in proporzione meno seggi di quanti voti prenderà. Al contrario, la coalizione di centrodestra potrebbe prendere il 40% dei seggi tra Camera e Senato anche avendo "solo" il 36% dei voti, vista la forza nel maggioritario soprattutto al Nord. 

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