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Quirinale, Renzi vuole la "proroga" per Napolitano: le date in cui Re Giorgio può lasciare

di Giulio Bucchi domenica 15 giugno 2014

2' di lettura

Segnatevi queste date: 31 dicembre 2014 e 29 giugno 2015: quasi sicuramente Giorgio Napolitano rassegnerà le dimissioni entro quei sei mesi. Il presidente della Repubblica, anche martedì dalla cerimonia dei David di Donatello (occasione molto poco politica, ma assai mediatica) ha ribadito la sua intenzione di lasciare l'incarico, sì, ma solo a riforme avvenute. Legge elettorale, Senato, lavoro, Pubblica amministrazione, giustizia civile: di carne al fuoco, nel piatto delle riforme, ce n'è a volontà. E i tempi sembrano un po' lunghi. Anche per questo il premier Matteo Renzi spera di avere le spalle coperte e, secondo Claudio Tito su Repubblica, vorrebbe chiedere al presidente una "proroga". Per approfondire: al Senato veleno tra Mauro e Casini. Quella voce sul Quirinale...   Riforme a tappe forzate - L'idea del capo dello Stato sarebbe quella di lasciare alla fine del tanto atteso semestre di presidenza italiana in Europa, il 31 dicembre 2014. Per quella data dovrebbe essere già acquisita la riforma elettorale, che dopo l'approvazione alla Camera a marzo è in congelatore e nei piani del governo dovrebbe ottenere il via libera in Senato dopo l'estate. Con l'Italicum, si aprirebbe la possibilità di un ritorno alle urne anticipato. Ma c'è un però grosso come una casa: la riforma del Senato, di fatto legata alla legge elettorale. Una riforma costituzionale che prevede tempi ben più lunghi rispetto all'iter parlamentare tradizionale, con tanto di referendum confermativo previsto per la tarda primavera del 2015. A Palazzo Chigi sperano di avere un "paracadute" istituzionale, da vedere nella figura autorevole di Napolitano, nel caso qualcosa andasse storto. Tra l'altro, scandali e ritardi permettendo, il 1 maggio 2015 inizierà l'Expo, vetrina dell'Italia nel mondo e occasione di rilancio anche economico. Per questo motivo Renzi sta cercando di convincere Napolitano a restare al suo posto per qualche altro mese, ad inizio 2015. Un "semestre grigio" a cui lo stesso capo del Quirinale non ha posto veti: "Dopo il 31 dicembre tireremo le somme...", ripete ai suoi fedelissimi. Ma c'è un limite invalicabile: il 29 giugno 2015, quando Re Giorgio compirà 90 anni. E, con altrettanta chiarezza, ai suoi collaboratori ricorda sempre che dopo quella data, andrà in pensione senza se e senza ma. 

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