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Ferrara contro Minzolini, Capezzone e Brunetta

di Lucia Esposito domenica 6 luglio 2014

2' di lettura

S’intitola “Il Caimano e frondisti” l’editoriale di Giuliano Ferrara sul Foglio di oggi. S’interroga sui motivi per cui il “direttorissimo” Augusto Minzolini, il “portavocissimo” del partito Daniele Capezzone e il “presidentissimo” Renato Brunetta si siano messi di traverso al Cav sulla via delle riforme. Secondo il direttore bisogna indagare sulla “scia velenosa dell’antiberlusconismo”. Ferrara precisa che ciasuno dei tre si “oppone legittimamente ciascuna per le sue ragioni a una linea strategica che Berlusconi persegue dal novemrbre 2011, anche quando la contraddice nel suo stile ellittico, popo e un po’ sfrenato ma molto redditizio in termini politici.” Il senso dello Stato - Ricorda come Berlusconi “perseguitato sul piano giudiziario e mediatico”, sotto la pressione dell'Europa “compiva un primo gesto di abilità e responsabilità politica: acconsentiva anche contro le turbolenze di noi poveri tifosi dell’autogoverno alla formazione di un governo un governo tecnocratico presieduto da Mario Monti e al suo programma di emergenza di contrasto alla crisi e allo spread”. Un senso di responsabilità che, ricorda Ferrara, è proseguito con il consenso alla rielezione di Napolitano al Quirinale e alla formazione di un governo di larga coalizione con Letta. Il direttore del Foglio si sofferma poi sui rapporti tra il Cav e Renzi, sul patto per le riforme e sottolinea come questa sia una linea “efficace da molti punti di vista. Che mantiene all’Italia rappresentata da Berlusconi un posto saliente nel grande gioco istituzionale del Paese”. Si chiede quindi Ferrara perché “i rinfocolatori di Forza Italia conducono lo stesso gioco a delegittimare la leadership di manettaro ed estremisti?”. Lui si dà questa risposta: “Si dirà che lo fanno in odio a Renzi, individuato a giusto titolo anche come un pericolo per la sua attrattiva tutta berlusconiana sull’elettorato moderato. Si dirà che lo fanno perché sentono frustrate esperienze personalmente vissute: Minzolini da retro scenista portavoce ufficioso di D’Alema e di altri pro tempore; Capezzone il cocco di Marco Pannella; Brunetta un politico socialista mai veramente promosso al rango che spetterebbe alla sua capacità di analista economico e di attivismo politico. Secondo Ferrara, le opinioni di Minzolini, Capezzone e Brunetta, sono legittime. Ma spiegarle serve a capire  “cosa veramente ha realizzato negli ultimi tre anni quel Caimano responsabile di Berlusconi”

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