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Ecco il nuovo Senato di Matteo Renzi

di Nicoletta Orlandi Posti lunedì 31 marzo 2014

2' di lettura

Il “nuovo” Senato di Matteo Renzi non sarà elettivo e non prevede nessuna indennità per i componenti. Il "nuovo" Senato di Matteo Renzi sarà composto da 150 persone: 108 sindaci dei comuni capoluogo, 21 presidenti di regione e 21 esponenti della società civile che vengono temporaneamente cooptati dal Presidente della Repubblica per un mandato. A differenza di oggi, il "nuovo" Senato non potrà concedere o revocare la fiducia al Governo, facoltà che resterebbe appannaggio esclusivo dell'altra camera. Tuttavia Palazzo Madama conserverebbe molte prerogative e funzioni, alcune delle quali di fondamentale importanza.Si occuperebbe infatti di questioni come la revisione costituzionale, la Legge di stabilità, la legge comunitaria, le materie concorrenti Stato-Regione, fino a giungere al concorso nell’elezione degli organi di garanzia, a partire dal presidente della Repubblica. I paletti di Matteo - A Palazzo Chigi ripetono come un mantra che il testo del governo è aperto, ma su questi paletti, presentati al Senato stesso il 13 marzo scorso e ribaditi oggi da Matteo Renzi nell'intervista al Corsera, c'è poco da discutere: non si cambia di una virgola. Un diktat che, abbracciando perplessità trasversali soprattutto sui punti che prevedono che i membri non dovrebbero essere eletti, né retribuiti, rischia però lo scivolone di Renzi. Al momento infatti il governo non avrebbe neanche la maggioranza assoluta dell'aula (161 voti). Il pericolo per il premier, spiega Dino Martirano sul Corriere della Sera, è incombente perché a breve verrà presentato un ddl costituzionale firmato forse da 20-30 senatori del Pd che, in corso d'opera potrebbero attirare come una calamita gli 8 di Scelta Civica, i 12 di Per l'Italia-Udc, i 6 fuoriusciti de M5s, l'intero gruppo del Ncd e anche un'aliquota di Forza Italia. Insomma il fronte trasversale per mantenere il Senato elettivo è forte e pure destinato a crescere. Una proposta trasversale - Ma ci sarebbe, secondo il Corsera, una proposta trasversale di mediazione: i parlamentari si riducono dello stesso numero ipotizzato dal governo tagliando, però, sia alla Camera (che passa da 630 a 400 deputati) sia al Senato (da 315 a 150 ai quali si aggiungono i 20 governatori). Tutti i parlamentari, però, continueranno a essere eletti, a rappresentare la Nazione e ad essere retribuiti. Per quanto riguarda, invece, la divisione delle funzioni, il Senato si potrà occupare solo di materia costituzionale ed elettorale, di trattati internazionali, di diritti fondamentali e di commissioni di inchiesta. Alla Camera, che produce leggi su tutte le materie, spetterà infine il sindacato ispettivo (interrogazioni e interpellanze). Sulle funzioni, Renzi e il ministro Maria Elena Boschi (Riforme) sarebbero pronti a cedere anche perché il ddl trasversale in corso di elaborazione non si allontana di molto da quello governativo. Sul Senato dei non eletti, invece, il premier non torna indietro anche se nella titolazione il ddl del governo fa riferimento alla "riduzione del numero dei parlamentari" e non solo dei senatori.

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