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Intercettazioni, la De Girolamo: "Riferirò in Parlamento". Governo verso il rimpasto

di Giulio Bucchi domenica 12 gennaio 2014

2' di lettura

Il caso De Girolamo finirà in Parlamento. A volere la testa del ministro delle Poliche Agricole, l'alfaniana Nunzia De Girolamo, coinvolta in un caso di intercettazioni (illecite) pubblicate dal Fatto quotidiano, non è più solo il Movimento 5 Stelle ma pure il Partito democratico. E così quello che la De Girolamo ha sempre definito un semplice caso di "toni sbagliati" (dal "facciamogli vedere chi comanda" per le nomine all'Asl di Benevento fino agli sms volgarotti a Clemente Mastella) ora rischia di diventare una slavina politica per lo stesso governo. "Riferirò alle Camere, il mio incarico era e resta nelle mani del presidente del Consiglio", ha annunciato la De Girolamo, mentre Angelino Alfano, vicepremier nonché capo del suo partito, la blinda: "Quelle al ministro sono intercettazioni abusive e illegittime. E' una barbarie". La patata bollente resta dunque nelle mani del premier Enrico Letta: il rischio è che, se il caso continuerà a montare, Letta sarà costretto a scegliere tra l'appoggio del suo partito e quello, altrettanto determinante, di Ncd. E tutto questo mentre tra Renzi, Imu e rimpasti di governo la pressione sull'esecutivo non manca di certo. Giro di poltrone - La poltrona della De Girolamo non è l'unica a traballare. Il ministro più sotto accusa è quello dell'Economia Fabrizio Saccomanni, che però dal canto suo ha ribadito: "Non mi dimetterò". Al suo posto però ambiscono in tanti, così come a quello di Enrico Giovannini al Welfare. In corsa, in una sorta di manuale Cencelli tutto interno al Pd, ci sarebbero l'ex segretario Guglielmo Epifani e l'attuale responsabile del Welfare Davide Faraone, renziano. In rampa di lancio e in cerca di "promozione" è anche l'attuale ministro per gli Affari regionali Graziano Delrio (pure lui renziano). Occhio poi ai maldipancia di Scelta civica, durissima contro Saccomanni. Possibile un ruolo pesante (magari proprio all'Economia) per Mario Monti, decisamente ben visto dal Colle e in Europa. La seconda opzione vedrebbe il Professore agli Esteri, con Emma Bonino (non troppo convincente alla Farnesina, tra caso Shalabayeva e marò) trasferita all'Integrazione. Cècile Kyenge, infatti, potrebbe candidarsi per il Pd alle elezioni europee, cercando a Strasburgo quelle soddisfazioni che in patria per ora non ha trovato. E le contestazioni di Brescia sono quelle più eclatanti, non certo le uniche.

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