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Matteo Renzi: "Non faccio la guerra a Grillo"

di Andrea Tempestini domenica 30 marzo 2014

2' di lettura

Dopo Beppe Grillo, secondo "colpaccio" di Enrico Mentana, che a Bersaglio Mobile su La7 intervista l'onnipresente Matteo Renzi. L'intervista parte proprio dal leader Cinque Stelle, e il premier commenta: "L'obiettivo non è fare la guerra a Grillo. Di lui non mi interessa". Eppure, alle prossime elezioni Europee, tutti i fari sono puntati sul loro duello. Chi prenderà più voti? Il Pd o i grillini? Renzi, insomma, mette le mani avanti cercando di convincere del fatto che il suo obiettivo non sia quello di battere i pentastellati alle prossime consultazioni. L'unica previsione elettorale - o meglio, sparata - l'uomo da Pontassieve la fa quando spiega: "L'obiettivo del Pd deve essere quello di prendere il 40%, ma alle prossime politiche nel 2018". Pedala, Matteo - Matteo, dopo le promesse delle ultime settimane, ribadisce: "Se non ce la faccio, torno a casa". Quindi spiega che "si deve partire dalle riforme costituzionali": riforma elettorale e quella del Senato, che lunedì arriverà in aula. Sul titolo V della Costituzione, il presidente del Consiglio esulta (con improvvido anticipo): "Mai più bicameralismo". Per quel che riguarda le riforme, l'Italia, dopo le parole, attende Matteo al varco. Intanto, però, gli italiani scoprono la prima "riforma" di Matteo Renzi: la cyclette a Palazzo Chigi. Mentana lo smaschera: "Verrebbe da dire, hai voluto la bicicletta, adesso pedala...ma ti sei trovato la cyclette nel tuo ufficio". Il premier - negli ultimi giorni fotografato con qualche chilo di troppo - non nega: "Ma come hai fatto a saperlo? Qui c'è Filippo Sensi (il capo ufficio stampa del Pd, ndr) che fa filtrare troppe informazioni...". Tutte le promesse - Alle promesse, poi, Matteo aggiunge altre promesse. Non solo gli "80 euro in busta paga", dunque. All'angolo, il premier, ci si mette da solo (carta, canterà). Prima avalla il teorema secondo il quale, se fallisce lui, l'Italia è finita: "O si riforma, o crolla tutto". Dunque, in una sorta di neo-contratto con gli italiani (esclusivamente verbale) spiega a Mentana tutto quello che, assicurà, realizzerà. Un nutrito elenco di proclama: "Via le Province; 3mila politici a casa; legge elettorale chiara, chi vince vince e chi perde sta a casa; rivoluzione del Parlamento con la riforma del Senato; mai più rimborsopoli con la nuova legge sui rimborsi regionali; autorità anti-corruzione; abolizione del Cnel e degli enti inutili". Le promesse, insomma, sono tante, tantissime. Le parole ancor di più. I fatti, per ora, si fermano alla cyclette.

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