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Il nuovo Senato: come cambia con la riforma

di Andrea Tempestini domenica 13 luglio 2014

3' di lettura

Dopo lunghi mesi di dissidi e barricate il traguardo pare - pare, sottolineiamo - essere vicino. Nel pomeriggio di oggi, giovedì 10 luglio, la riforma del Senato approda in aula. Il dibattitò si dipanerà lungo la prossima settimana. Come vuole Matteo Renzi, i tempi dovrebbero essere piuttosto serrati. Il patto del Nazareno con Silvio Berlusconi, dunque, tiene (anche se le polemiche sulla nuova aula non si placano). Ma come sarà il Palazzo Madama del futuro? Dopo una pioggia di emendamenti e modifiche, passiamo in rassegna i punti salienti della nuova assemblea, ammesso - e non concesso - che alla fine veda davvero la luce. Soldi e numeri - Prima e sostanziale modifica, il fatto che gli italiani non voteranno più per eleggere i Senatori: saranno infatti indicati dai consiglieri regionali con una elezione di secondo grado, in soldoni gli eletti eleggeranno gli eletti con un sistema rigorosamente proporzionale. I candidati potranno essere solo consiglieri in carica e sindaci. Oltre a ciascun candidato andrà indicato anche un candidato supplente. Il nuovo Senato sarà composto da 100 senatori, e non più 315. I nuovi senatori non riceveranno l'indennità. per un risparmio per lo Stato pari a mezzo miliardo di euro l'anno (l'indennità è di 14 mila euro mensili, qualcosa in più). Bicameralismo - Per quel che concerne le competenze dell'aula, il dato è che il bicameralismo perfetto va in soffitta. Il Senato si occuperà di materie costituzionali, e su quelle che esulano dall'ambito potrà esprimere proposte di modifica (su richiesta di un terzo dei componenti, da presentare entro 10 giorni dalla trasmissione del testo a Palazzo Madama). Per queste modifiche, tempi serratissimi: gli emendamenti dovranno essere votati entro 30 giorni, poi la legge tornerà alla Camera che entro i successivi 20 giorni dovrà esprimersi in maniera definitiva (e Montecitorio potrà anche respingere le proposte di modifica). I Senatori del futuro, a differenza dai progetti iniziali, potranno esprimersi anche sulle leggi di bilancio, ma dovranno votare le proposte di modifica entro 15 giorni. Tra stato e Regioni - Poiché il nuovo Senato non potrà più sfiduciare il governo, i suoi compiti si concentreranno sulla "funzione di raccordo tra lo Stato e gli altri enti costitutivi della Repubblica", ossia Regioni e Comuni. Inoltre Palazzo Madama avrà la funzione di sindacato ispettivo: interrogherà i ministri, verificherà l'attuazione delle leggi, esprimerà pareri sulle nomine governative e nominerà commissioni d'inchiesta e attività territoriali. Nominati - Scompaiono i Senatori a vita, che nel nuovo Palazzo Madama verranno sostituiti da quelli di nomina presidenziale. Il loro numero sarà limitato a cinque, e la durata del mandato - non ripetibile - viene fissata in sette anni. Non cambiano i criteri di scelta, che ricalcheranno quelli per la nomina dei furono Senatori a vita. Quelli attuali, di Senatori a vita, resteranno in carica. Ai cinque attuali, però, si dovrà aggiungere anche Giorgio Napolitano: il nuovo Senato, dunque, in definitiva potrebbe contare 101 senatori e non i 100 previsti inizialmente. Infine, nel contesto della riforma, vengono stabilite le nuove regole per l'elezione del presidente della Repubblica (in sintesi: scompaiono i delegati regionali e viene modificato il quorum).

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