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Pdl, dopo la sconfitta il processo:"Rottamare la vecchia guardia"

di Matteo Legnani domenica 16 giugno 2013

3' di lettura

La cosa più nuova e positiva, del post-disastro delle amministrative, è che nel Pdl si è aperto il dibattito sulle ragioni della sconfitta. In attesa del commento di Silvio Berlusconi (ammesso che ne arrivi uno, vista la distanza che il Cavaliere ha messo tra se e questa tornata elettorale), nel partito hanno parlato praticamente tutti. Lo hanno fatto, per prime, già ieri Daniela Santanchè e Mariastella Gelmini, che proprio nell'assenza di Berlusconi sui palcoscenici del ballottaggio hanno individuato la ragione della debacle: "Noi del Pdl siamo stati viziati da Silvio Berlusconi, che ha sempre raccolto voti anche per noi. E in troppi, in questa tornata elettorale, non si sono spesi abbastanza" ha detto la Santanchè. Per la Gelmini "ci sono margini di miglioramento nell'organizzazione'', ovvero ''la struttura di un partito leggero mal si adatta ad una forza politica come la nostra che per sua natura ha l'ambizione di governare anche nelle realta' amministrative. Poi, sicuramente, l'assenza di Berlusconi e la mancanza di un traino delle politiche hanno contribuito". Osa di più, oggi, Michaela Biancofiore, che attacca frontalmente la "vecchia guardia" pidiellina. La bionda bolzanina spiega che " se il cambiamento nel centrodestra e' rappresentato da Fabrizio Cicchitto, che sprona ad andare avanti quando ha fatto 20 anni di politica, è chiaro che questo non puo' essere il futuro del centrodestra.  Puo' darsi che non abbiamo un Renzi, ma magari abbiamo una Renza", dice la sottosegretaria alla Pubblica Amministrazione e semplificazione. ''Ovviamente non parlo di me e non parlo neanche di Daniela SantanchP  Nel Pdl ci sono tante Renze". Ma a chi le chiede se si riferisca in particolare a Marina Berlusconi, risponde: ''Ci sono tante donne che stanno emergendo, non facevo esplicitamente riferimento a lei". Vota il sondaggio: Secondo te chi è la "Renza" del Pdl? Più diplomaticamente, ma nella stessa direzione, va anche l'analisi di Sandro Bondi: "La nostra forza e' rappresentata dal Presidente Silvio Berlusconi e la nostra debolezza e' la nostra difficolta' a far emergere personalita' autonome con il coraggio delle proprie idee". Sintomatica di questo modello di partito è la sua stessa vicenda: tempo fa Bondi aveva fatto un passo indietro, pur restando ufficialmente uno dei coordinatori del partito, ma ultimamente un suo ritorno da protagonista è stato invocato da più parti. Simbolo di un partito che guarda indietro più che avanti è il commento di Mario Mantovani, già coordinatore lombardo e assessore Pdl al Pirellone: "Tornare a Forza Italia ci ridarebbe quello spirito che entusiasmò i moderati". Per Maurizio Gasparri "era giusto che Alemanno (a Roma, ndr) si ripresentasse e con la Meloni non avremmo preso più voti". C'è poi il ruolo di Angelino Alfano a suscitare perplessità. Anzi, forse proprio lui incarna più di ogni altro la posizione del Pdl attuale: è indubbio che il partito abbia i suoi uomini migliori nel governo, e che proprio sul rispetto degli impegni presi con gli elettori a proposito di Imu, Iva, modifica della legge elettorale, stia giocando tutte le sue carte future. Ma è indubbio che la "partita nazionale" che il ministro dell'Interno e Silvio Berlusconi stanno giocando, penalizzi il partito sul territorio. L'auspicio degli azzurri è che i sondaggi dicano il vero: e cioè che a livello nazionale gli italiani stiano apprezzando l'impegno di governo del Cavaliere e dei suoi, tanto da riconoscergli il primo posto a livello di preferenze. Vota il sondaggio: Secondo te chi va rottamato nel Pdl?

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