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La Meloni ai colonnelli: "Ma quale An? Siete finitiAdesso tocca a me"

Alemanno: "Basta farci guerra tra di noi". Ma l'ex ministro: "E' finita la stagione dei furbi. Ora dobbiamo avere più coraggio"
di Ignazio Stagno domenica 16 giugno 2013

Giorgia Meloni

3' di lettura

A destra si respira un odore acre. C'è tensione. Molta tensione. Con la caduta di Gianni Alemanno a Roma si è aperto un buco da colmare nel panorama politico italiano. Oltre il Pdl, che rappresenta i moderati e che raduna le anime di centrodestra, c'è un vuoto più a destra, quella zona che era rappresentata dai colonnelli di Alleanza Nazionale e, un tempo, da Gianfranco Fini. Ma quella parentesi, ora, è finita. Emblematico il crollo dell'ormai ex sindaco capitolino, per quanto a livello meramente tecnico fosse un esponente del Pdl. Si riaprono i giochi. Inizia la contesa: chi prenderà la leadership della destra? Indiziata numero uno è Giorgia Meloni, indicata da Ignazio La Russa come papabile leader di un nuovo soggetto, quella "cosa nera" di cui si discute da qualche ora su giornali, siti interent e blog. Destra viva e colonnelli morti -  La Meloni si cala subito nei panni del leader, e come primo atto bacchetta chi ha distrutto quel patrimonio politico. "Non è la destra che è morta. Sono solo tramontati quei colonnelli che hanno fatto finta di niente mentre la destra annaspava nell’acqua alta, come quelli che hanno preferito garantirsi una poltrona mentre tutti gli altri venivano falcidiati, o quelli che oggi sono rimasti disoccupati e s’interrogano sulla ricostruzione di Alleanza Nazionale. Se costoro avessero avuto pietà per il destino della destra avrebbero reagito in tempi più ragionevoli", scrive la fondatrice di Fratelli d'Italia in un commento su Il Giornale. Una frecciata alla vecchia nomenklatura ex missina, quella della Meloni. Una "sentenza" che affossa ancor di più le anime profughe di An: da Andrea Ronchi al già citato Fini, da Italo Bocchino ad Adolfo Urso. Rottamazione immediata - La Meloni è un fiume in piena e avvisa anche Alemanno, che soltanto poche ore prima aveva cercato di calmare gli animi: "Basta fare la guerra tra di noi, ripartiamo insieme". Un messaggio, quello dell'ex sindaco capitolino, rivolto ai vecchi compagnio di Alleanza Nazionale. La Meloni, se fosse lei il leader, però non vuole farisei e colonnelli tra i piedi. Così lancia subito la rottamazione: "Non significa che non si debba ragionare per rimettere insieme un mondo. Significa però che si deve avere il coraggio di saltare nel domani a piedi pari, accettando la sfida del tempo. Spetta a un’altra generazione scrivere un nuovo capitolo di storia della destra. Fratelli d’Italia si candida a essere il punto di partenza di questa sfida. La destra che vogliamo porta i valori nel cuore e tuffarsi nel progetto dell’Italia del terzo millennio. Con tenerezza e con forza, con gli uomini e le donne che vorranno crederci ancora”. Il Cav è colpevole - Infine l'ex ministro della gioventù bacchetta anche Berlusconi, secondo lei colpevole per la fine di questa destra: "Credo che neanche Berlusconi sia innocente al riguardo, perché ha, troppo spesso, preferito riassumere solo in se stesso il senso della sfida al pensiero post-comunista. Ha prevalso la tattica, con somma gioia dei furbi. Quelli del 'tanto Berlusconi prende i voti a prescindere', che hanno così minato il futuro del centrodestra, lasciandolo a un presente piuttosto deprimente”. La resa dei conti a destra è solo all'inizio. Ma per chi per anni ha mangiato nel piatto di Fini le porte sembrano chiuse. La Meloni ha dalla sua l'anagrafe. E in tempi di rottamazioni facili vuole sfruttare il vento a suo favore. E' lei la "Renza" della destra? (I.S)

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