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Pd, Renzi: "Letta non cade se fa cose di sinistra"

di Giulio Bucchi sabato 31 agosto 2013

3' di lettura

"Le larghe intese non possono diventare un'ideologia, come vorrebbe qualcuno". Sceglie l'Espresso, Matteo Renzi, per tornare a parlare dopo le lunghe vacanze americane e i silenzi sul caso Berlusconi. E nell'intervista al settimanale del gruppo De Benedetti il sindaco di Firenze rilancia pesantemente le proprie ambizioni: segreteria del Pd e leadership con vista su Palazzo Chigi. Ma soprattutto, ricomincia da dove aveva finito: attaccando il premier Enrico Letta, che giusto un paio di giorni fa, dopo l'approvazione del decreto sull'abolizione dell'Imu aveva detto: "Questo governo non ha scadenza". La sfida con Letta - Oggi Renzi parlerà alla festa del Pd a Forlì, in contemporanea proprio con Letta che sarà a Genova, alla Festa nazionale dei democratici. E il confronto, a distanza, sarà succoso. Il messaggio lanciato dal rottamatore è chiaro: il governo con il Pdl è la risposta ad un'emergenza e non può diventare un progetto politico, un nuovo disegno centrista. E su questo, almeno a parole, si trova sulla linea di Dario Franceschini, che a Repubblica ha assicurato che dopo questa esperienza di larghe intese Pd e Pdl "torneranno avversari". "Mi spiace per gli alleati, ma facciamo molte cose di sinistra". Forse sì, è il terrore dei contribuenti italiani: magari il ministro dei Rapporti con il parlamento si riferiva anche all'aumento dell'Iva al 22% presentato come "inevitabile" da Stefano Fassina. Sull'essere "di sinistra" Renzi ha però qualche dubbio: "Il governo Letta deve diventare il governo del Pd, ma in questi mesi si è sentita solo la voce del Pdl". Non male come affondo per uno che, anche in quest'intervista, ribadisce la sua volontà di non far cadere l'esecutivo. "Se il governo dura e fa le cose, e io spero che sia così, il Pd dovrà incalzarlo ogni giorno con una sua proposta - è il ritornello di Renzi -. La legge elettorale su modello di quella dei sindaci, funziona benissimo. Oppure il taglio delle pensioni d'oro (decisamente complicato, come ricordato dal ministro del Welfare Giovannini, ndr). Ogni giorno il segretario del Pd, chiunque egli sia, deve spingere perché il governo sia coerente con i suoi programmi". Il governo comunque durerà, assicura il sindaco. "C'è un unico elemento imponderabile, si chiama Berlusconi. Ma non ha nessuna convenienza reale a tentare la spallata. Poi, cosa farebbe?". E se Letta resiste, "al Pd resta una sola strada: fare il Pd. In questi mesi si è sentita solo la voce del Pdl sull'Imu, questione rilevantissima, per carità, ma non è l'unica cosa che interessa agli italiani". Le conseguenze per Letta sono abbastanza intuibili: se vira a sinistra, lo mollerà il Pdl (se non accade prima sulla decadenza di Berlusconi). Se vira destra, lo molleranno i renziani. La partita nel partito - Ma a largo del Nazareno la partita Letta si gioca contemporaneamente con quella per la segreteria del partito. Bersani qualche giorno fa ha ammesso di non avere ancora capito che Pd sogni Renzi. "Un Pd molto diverso da com'è ora, certo - gli replica lo stesso Renzi -. Un partito della base e non  del vertice della piramide. Un partito in cui le burocrazie di apparato contano meno degli amministratori locali. Il partito è di chi ha il consenso della gente e si misura con il governo. Un partito così non è leggero, anzi, deve essere più organizzato dell'attuale". Da leggere in controluce: Renzi vuole diventare premier, sì. Ma il giochino di D'Alema & co, che lo vorrebbero subito a Palazzo Chigi (crisi di governo ed elezioni anticipate, con congresso rinviato) per evitare di "prendersi" il partito con i suoi uomini, non gli piace. Ecco perché, forse, Letta avrà ancora qualche mese di calma. Apparente. di Claudio Brigliadori

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