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Pd, Franceschini ammette: "Scissione possibile"

La conferma dell'ex-capogruppo ieri a Le invasioni barbariche. Ecco perché l'ipotesi prende sempre più corpo
di Sebastiano Solano domenica 14 aprile 2013

Dario Franceschini

2' di lettura

di Sebastiano Solano Venti forti di scissione soffiano su Largo del Nazareno. Quelle che fino a qualche giorno fa erano soltanto indiscrezioni giornalistiche o commenti a mezza bocca, stanno prendendo sempre più corpo. Intervendendo alla trasmissione Le invasioni barbariche, in onda ieri mercoledì 10 aprile su La7, Dario Franceschini ha ammesso: "Sì, per la prima volta sono preoccupato che ci sia un riconoscimento di provenienza e che, se sbagliamo, ci possa essere una divisione. Sarebbe un dramma, non per il Pd ma per il paese".  L'intervento di Franceschini a Le invasioni barbariche. Guarda il video su Libero Tv Gli scenari -  Nonostante i se e i ma, la paura nel Pd è tanta. E a ragione, perché stavolta i colpi da parare vengono da ambo le parti, sia dall'area sinistra del Pd, quella capitanata da Pierlugi Bersani e che annovera al suo interno Nichi Vendola e i 'giovani turchi', sia dalla destra del partito, quella, per intenderci, che fa capo a Matteo Renzi, che per ora è minoranza, ma che di giorno in giorno conta nuove adesioni. Renzi scalpita e se davvero Bersani si accorderà con Silvio Berlusconi e formerà un governo, ritornerà a fare il Sindaco di Firenze.  Le due ipotesi scissione - Ma non può farlo, pena perdere quella spinta propulsiva che, se oggi dovesse fondare un nuovo partito, lo vedrebbe facile vincitore di un'eventuale nuova tornata elettorale. Da qui, l'idea di formare un nuovo partito, nonostante le smentite di rito. Scenario opposto, quello di nuove elezioni subito: il rottamatore sarebbe il candidato ideale, e irrinunciabile, del Pd, che così imprimerà una svolta al partito su posizioni molto meno colorate di 'rosso', indigeste all'ala sinistra, che avrà buon gioco ad abbandonare la baracca e formare così un nuovo soggetto politico di sinistra, come già tra l'altro paventato da Vendola e D'Alema. Un incubo, per la sinistra italiana, comunque vada a finire.

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