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Bersani: Norma sul salario minimo garantito

Il segretario democratico snocciola la sua ricetta: "Serve una norma per chi va sotto la soglia vitale". Si è forse dimenticato del debito pubblico?
di Andrea Tempestini domenica 27 gennaio 2013

Pier Luigi Bersani

2' di lettura

  Dopo Jean-Claude Juncker, ecco Pier Luigi Bersani. La ricetta è tutta in salsa comunista. Il segretario dei democratici la snocciola ad Agorà, sulla Rai: "Per chi non ha un contratto nazionale, serve una norma per introdurre il salario minimo garantito, e in generale delle politche sociali che diano servizi di cittadinanza. Per chi va sotto la soglia vitale - ha ribadito - ci vuole una norma. Il resto sono politche sociali affidate agli enti locali". Bersani cita Marx. Come fece Juncker in un intervento al Parlamento europeo, anche se Juncker si limitò a parlare di reddito minimo, e non "garantito". Forse Bersani ha inteso male la domanda. Forse voleva parlare semplicemente di "reddito minimo". E non garantito, come ha suggerito l'intervistatrice. Si tratta di un'assoluta follia per un Paese che ha un debito pubblico che ha sforato i 2mila miliardi di euro. Chissà dove pensa di trovarli, questi soldi, il leader dei democrat. Scontata la battuta: forse dal Monte dei Paschi di Siena... Ma il dato è tratto. Nella Ue "bolscevica" profetizzata da Juncker, nell'Europa di Francois Hollande con una tassazione sui ricchi al 75%, trova spazio anche la strampalata proposta di Bersani sul reddito minimo garantito. "Il lavoro - ha continuato l'uomo che vien da Bettola - è diventato vulnerabile. Chi lo perde non riesce a riconquistarlo. Bisogna cercare un meccanismo di convenienza perché dalla precarietà si passi a contratto a tempo indeterminato". Poi le critiche al piano di fiscalità-zero sulle assunzioni dei giovani proposto da Silvio Berlusconi: "Speriamo non incentivi a lasciare a casa due persona intanto che se ne assume una". E dopo aver parlato del reddito minimo garantito, Bersani dice la sua anche sulla spesa pubblica: "No ai tagli lineari. Ragioniamo settore per settore". Quindi gli esempi: "Prendiamo le aziende pubbliche. Che ogni singola amministrazione si faccia un piano industriale, e se non lo fa non gli deve essere concesso il turn over".  

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