Governo, è crisi. Berlusconi: "Voto il 24 novembre". Napolitano lavora per il Letta-bis

di Giulio Bucchidomenica 29 settembre 2013
Giorgio Napolitano con Enrico Letta

Giorgio Napolitano con Enrico Letta

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La situazione dell'ormai ufficiale crisi di governo, nella sua caoticità, è quasi fin troppo decifrabile. Berlusconi e il Pdl (o almeno la maggior parte di questo) premono per tornare al voto alla prima finestra utile, il 24 novembre prossimo. "Niente giochi di palazzo", spiega Daniele Capezzone, "il Pd ha tradito i patti", incalza Sandro Bondi: il messaggio comune è "si voti subito". Il catenaccio di Napolitano - Difficile, forse impossibile, perché il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dovrebbe consentire allo scioglimento delle camere immediato lasciando in sospeso alcuni passaggi fondamentali: la legge elettorale, innanzitutto (a dicembre la Corte Costituzionale dovrà decidere poter accogliere il ricorso di incostituzionalità del Porcellum: se il ricorso popolare verrà accolto, poi dovrà decidere sul merito, tra qualche mese), e naturalmente la legge di stabilità che, stando così le cose, potrebbe di fatto essere commissariata dall'Unione europea con prevedibili ripercussioni negative per l'Italia. In generale, è assai difficile che il Colle accetti il "diktat" di Berlusconi dopo i ripetutti appelli alla "stabilità" e le critiche al "vizio italiano" di voto anticipato. "Una brutalità", ha definito l'iniziativa del Cav, "un gesto irresponsabile". E a chi oggi gli chiedeva se fose "preoccupato", ha risposto brusco: "Non fate domande ingenue...". L'idea del Colle è quella di varare un "governo di scopo" che traghetti il Parlamento al voto in primavera, superati un paio di scogli inevitabili. E le condizioni, tra Camera e Senato, potrebbero esserci. Si tratta di trovare, a Palazzo Madama, alcune decine di volenterosi tra Pdl e M5S. Senza il blocco azzurro, a Pd e Scelta civica (che insieme si fermano a 137 seggi) mancherebbero 24 voti per arrivare alla maggioranza (aritmetica e ben poco stabile, di 161). "Questa sera - ha annunciato il presidente - vedrò Letta al Quirinale. Verificherò bene i precedenti delle altre crisi, lo scioglimento delle camere ci sarà solo senza altre possibilità". Il Pd: "Ci sono i voti per il Letta-bis" - Il Pd, per bocca del suo versante governatvo, è categorico: "Non si può votare con il Porcellum - afferma dalle colonne di Repubblica il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschini -, i moderati di buona volontà devono scegliere tra Berlusconi e il futuro del Paese". Da sottolineare il ruolo "emblematico" di Franceschini: lettiano convertitosi a Matteo Renzi, che non a caso potrebbe essere quello più penalizzato dalle urne anticipate. "Letta deve venire in Parlamento e verificare l'esistenza di una maggioranza in grado di affrontare due emergenze ineludibili: la legge di stabilità, che va fatta entro il 15 ottobre, e la riforma della legge elettorale - spiega Stefano Fassina, viceministro dell'Economia -. Ritengo che vi siano parlamentari oltre i confini del Pd e di Scelta civica che non si vogliono assumere la responsabilità di portare l'Italia nel caos". L'appello ai governisti di Pdl e M5S è chiaro: "Ce ne sono diversi pronti a staccarsi per impegnarsi per non far precipitare il Paese". Magari dietro lo spauracchio del caos finanziario e di un voto anticipato "con 200-300 punti di spread in più rispetto ad oggi e con la Troika a fare la legge di stabilità al posto nostro".  Scilipoti: "Letta-bis? Sì" - In effetti, c'è già chi si sta muovendo in direzione di un Letta-bis. Domenico Scilipoti, intervistato dalla Stampa, è esplicito: "Le dimissioni dei ministri mica escluderebbero la possibilità di dare la fiducia a un nuovo governo. Il bravo medico lo vedi nelle difficoltà. Il Paese chiama. Le elezioni sarebbero fonte di instabilità ulteriore. Aspettiamo. Pazientiamo". Il peone del Pdl non è però l'unico a dimostrarsi insofferente al diktat berlusconiano. Le colombe Cicchitto e Quagliariello hanno mal digerito le modalità delle dimissioni dei ministri e l'elastico, a lungo stressato, potrebbe rompersi nel modo più inatteso.