Coronavirus, ritardi e indecisioni: il dossier su tutti gli errori del governo Conte

di Alessandro Gonzatomartedì 16 giugno 2020
Coronavirus, ritardi e indecisioni: il dossier su tutti gli errori del governo Conte
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Le linee guida per fronteggiare il virus erano lì da 14 anni, nero su bianco, bastava leggerle e applicarle, ma Conte le ha ignorate per settimane. L'alternativa è che non ne fosse a conoscenza. Comunque un disastro. Sito del ministero della Salute, documento del 10 febbraio 2006. Titolo: «Il Piano di preparazione e risposta a una pandemia influenzale». Settantacinque pagine scritte sulla scorta di quanto avvenuto nel 2003, «da quando cioè i focolai di influenza aviaria da virus A/H5N1 sono divenuti endemici nei volatili nell'area estremo orientale, il virus ha causato infezioni anche gravi negli uomini, ed è diventato più concreto e persistente il rischio di una pandemia influenzale». Capitolo 7, «misure chiave» da adottare in caso di fase pandemica: «Per contenere gli iniziali focolai nazionali e ridurre il rischio di trasmissione» viene prescritto di adottare «misure di sanità pubblica quali la limitazione degli spostamenti, l'isolamento e la quarantena dei casi e dei contatti». Ma non solo. «Gli interventi di sanità pubblica che possono risultare efficaci per limitare e/o ritardare la diffusione dell'infezione» si legge «sono basati sulla riduzione dei contatti tra persone infette e persone non infette, e/o sulla minimizzazione della probabilità di trasmissione dell'infezione in caso di contatto attraverso comuni norme igieniche e misure di barriera (ad esempio dispositivi protezione individuale, Dpi)».  È inoltre sottolineata l'assoluta necessità di mettere in sicurezza il personale sanitario e di individuare «appropriati percorsi per i malati o sospetti tali». Il fatto che 16 anni più tardi, un mese e mezzo dopo la prima morte collegata al Corona - e nonostante quanto era avvenuto e stava avvenendo in Cina - il governo non sia stato in grado di assicurare la fornitura di mascherine, lascia esterrefatti. Nelle case di riposo il Covid ha fatto strage. Le linee guida sono state aggiornate nel 2010, dopo che il virus H1N1, la febbre suina proveniente dal Messico (altro campanello d'allarme ignorato), in Italia aveva colpito più di un milione e mezzo di persone. È uno dei passaggi chiave del dossier redatto da Pier Paolo Rivello, ex procuratore generale militare alla Corte di Cassazione, e da Alberto Lusiani, ricercatore alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Uno scritto che mette in fila la caterva di errori commessi da Palazzo Chigi. Tra questi il mancato coordinamento con le Regioni, nonostante il documento ministeriale lo ritenga indispensabile. E però non poteva andare diversamente con un premier che mentre il governatore Veneto Zaia decideva di sottoporre a tampone anche gli asintomatici (22 febbraio, l'indomani del primo decesso a Vo' Euganeo) se ne usciva dicendo (25 febbraio) che «negli ultimi 3 giorni coi tamponi abbiamo esagerato» e che bisognava seguire le prescrizioni della comunità scientifica per «non drammatizzare l'emergenza sanitaria». L'avvocato-vanesio, secondo cui il Covid ci avrebbe fatto il solletico, non voleva «terrorizzare» i sudditi. Il giorno dopo Walter Ricciardi, componente del Consiglio esecutivo dell'Oms da cui però a fine aprile l'Organizzazione sanitaria mondiale ha preso le distanze («non lavora per noi, non ci rappresenta»), ha sentenziato: «Un errore fare i tamponi agli asintomatici».

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Dalle parti di Roma volevano denunciare Zaia per danno erariale. Ricciardi ha accusato il Veneto di aver provocato «confusione e allarme sociale». Il Ricciardi, «per obbligo di trasparenza», e ovviamente per colpa di Zaia, era stato costretto a comunicare all'Oms cifre «un po' fuorvianti ed allarmistiche». Tutto questo in pieno clima «Spritz solidali, Milano non si ferma, abbraccia un cinese», copyright Sala-Zingaretti. Il premier foggiano non brindava ma dava degli intolleranti ai governatori del Nord che chiedevano 14 giorni di quarantena per chiunque di ritorno dalle zone contagiate dell'Estremo Oriente. Ha preferito decretare un ridicolo blocco aereo, dato che per sbarcare in Italia era sufficiente fare scalo in qualsiasi altro aeroporto del mondo. Lo stop dei voli cargo, poi, è stato solo il primo tragico errore economico. Rivello e Lusiani, nel dossier, citano il caso dell'anestesista Annalisa Malara, dell'ospedale di Codogno, che il 20 febbraio ha scoperto il primo caso di positività al virus in Italia, il «paziente 1», sottoposto al tampone dopo che era stato ricoverato coi sintomi della polmonite. L'anestesista è andata contro i protocolli del ministero della Salute e ha eseguito il test assumendosene la responsabilità. Il 2 giugno è stata insignita dal presidente della Repubblica del premio "Rosa Camuna". In mezzo a questo elenco di misfatti ci sono la fuga di notizie che nella notte tra il 7 e l'8 marzo ha dato il là al folle assalto ai treni diretti a Sud, e la chiusura degli ambulatori oncologici, come se il cancro potesse aspettare. Ieri il premier è stato interrogato per la mancata "zona rossa" di Alzano e Nembro. Chissà se gli verrà chiesto conto anche d'altro. riproduzione riservata.