Lo stratega del Carroccio

Matteo Salvini, "fedelissimo di Draghi e corsaro". Augusto Minzolini, il ruolo del leghista e gli obiettivi in Parlamento

"Due giorni fa nel gruppo di Forza Italia non era chiaro che avremmo votato contro la mozione di sfiducia. Molti avevano paura che Giorgia Meloni ci avrebbe messo contro il muro, nella situazione scabrosa di dover salvare Speranza. Ma quello che ha convinto noi a non assecondare la Meloni, va riconosciuto, è stato Salvini". Così l'azzurro Andrea Cangini traccia il nuovo ruolo del leader leghista nel governo Draghi. Una linea politica che piace molto ad Augusto Minzolini che lo sottolinea nel suo editoriale sul Giornale: "La verità è che il leader leghista sembra trovarsi a suo agio nel nuovo scenario, nel doppio ruolo di fedelissimo di Draghi e di corsaro. Tutta l'operazione per strappare al premier l'impegno di porre fine al coprifuoco alle 22 dal 15 maggio è un'operazione studiata sul piano mediatico e serviva per stoppare le due iniziative propaganda della Meloni: l'ordine del giorno di Fratelli d'Italia alla Camera per portare il coprifuoco dalle 22 alle 23, e la mozione di sfiducia contro Speranza al Senato", scrive il giornalista.

 

 

 

 

C'è chi però questo doppio ruolo di Salvini non lo vede di buon occhio: "Ieri ha fatto casino e oggi è sparito tutto. Salva pure Speranza. È la logica di questo governo. Un po' come negli esecutivi di unità nazionale del dopoguerra in cui Togliatti era al governo con De Gasperi a Roma e gli sparava contro in Sicilia. Con le dovute, ripeto, dovute proporzioni. Anzi, meglio lasciar perdere i paragoni", si lamenta Gaetano Quagliarello. E c'è anche, all'interno del centrodestra, chi sottolinea che con questo comportamento Salvini ha pregiudicato i rapporti con Giorgia Meloni, ma rafforzato quelli con Berlusconi: "Tra Matteo e Giorgia i rapporti sono inesistenti. Tra Silvio e Salvini invece sembrano tornati alla normalità. Tant'è che qualcuno ritira fuori la storia di una federazione tra i partiti. E anche il Cav comincia a guardare con una certa antipatia l'atteggiamento della Meloni", spiega l'ex presidente del Senato, Renato Schifani.

 

 

 

 

Chi invece, secondo Minzolini, ha perso la strategia politica sono i grillini. Che con l'addio a Palazzo Chigi di Giuseppe Conte, sembrano tornati ad un linguaggio meno istituzionale e più da strada come ai vecchi tempi. Gianluca Castaldi, ex sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento del governo Conte, ripete insistentemente: "Sui voli di Stato la Casellati batte Fico 124 a 3". Invece Elio Lanutti è sempre più complottista: "Sapete dove vengono scelte le nomine? A casa di Giulio Napolitano, dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Garofalo e dal professor Cassese". Per Draghi, che li ha tutti come alleati, sarà una bella gatta da pelare.