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Silvio Berlusconi e Alberto Zangrillo, "il compromesso dietro le dimissioni dall'ospedale". Arcore, una rivoluzione

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Il  medico curante di Silvio Berlusconi, il dottor Alberto Zangrillo, ha accettato che il Cav venisse dimesso dall'ospedale San Raffaele di Milano, dopo 20 giorni di ricovero, a una sola condizione: che la villa di Arcore diventasse una sorta di ospedale-bis, "con tutte le strumentazioni utili alle cure in corso". 

 

 

 

 

Il dettaglio riferito dal Corriere della Sera rende chiaro ed evidente come le condizioni di salute dell'ex premier, leader di Forza Italia, siano ancora difficili e tengano in allerta il suo staff. Ufficialmente, si parla di strascichi del Covid che ha colpito Berlusconi lo scorso settembre. "Se l'avessi avuto a marzo sarei morto", aveva confessato ai tempi il Cav, ammettendo la gravità della situazione.

 

 

 

 

E ora, diversi mesi dopo, arrivano gli effetti di quel contagio, su una persona di 84 anni e che negli anni scorsi ha anche avuto pesanti problemi cardiaci, con tanto di operazione d'urgenza. Per questo Zangrillo, comprendendo anche la necessità umana del paziente di tornare alla "normalità", ha imposto il compromesso di allestire la camera da letto del leader azzurro come se fosse ancora in ospedale.

Al San Raffaele, ricorda il Corsera, Berlusconi era arrivato 24 giorni fa "direttamente in elicottero di ritorno da Châteauneuf-Grasse (Valbonne), la località in Costa Azzurra dove ha casa la figlia Marina" e dove Berlusconi ha scelto di vivere dall'inizio della pandemia, salvo una breve puntata in Sardegna la scorsa estate. A far drizzare le antenne a Zangrillo "esami con valori anomali legati a problemi immunitari". A causa del ricovero, ha saltato alcune udienze del processo Ruby Ter che lo vede imputato, ma come ammesso dallo stesso procuratore forse la sua assenza è da considerarsi legata a "problemi ormai cronici", a scanso di polemiche sul legittimo impedimento. 

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