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Matteo Salvini, cosa succede da quando non è più al Viminale: i migranti, i media e le emergenze inventate

di Iuri Maria Prado sabato 19 giugno 2021

 Matteo Salvini  

2' di lettura

La fanfara progressista della solerzia umanitaria deve aver chiesto e ottenuto qualche giorno di permesso: per una settimana, infatti, mentre quattrocento migranti stavano ammassati sulla nave di Medici Senza Frontiere che ne aveva recuperati un po' qui e un po' là nel Mediterraneo finalmente sottratto all'imperio del sequestratore leghista, il proclama dell'accoglienza di sinistra stentava a manifestarsi, diciamo così. Ed è interessante immaginare che cosa sarebbe successo se al governo della faccenda ci fosse stato invece l'orrendo sovranista, coi suoi decreti che sono uno scempio intollerabile fino al Papeete ma poi tanto vale tenerli in purezza per un annetto e poi ancora, passato qualche turno elettorale, far finta di emendarli togliendo qualche virgola mentre si istruiscono le redazioni e i tiggì democratici su come si fa informazione per benino nel nuovo scenario, con la notizia del mezzo migliaio di disperati sulla Geo Barents tenuta opportunamente bassa perché non vorrai mica che qualcuno si ponga la fastidiosa domanda: ma scusa, giusto per capire, i negri hanno diritto alla misericordia solo se stanno in mezzo alle onde quando c'è Salvini al Viminale?

C'è voluta una settimana di appelli non ascoltati da nessuno, di richieste di aiuto non raccolte da nessuno, di denunce casualmente sfuggite all'altrimenti occhiuta sorveglianza solidarista, perché a quella gente fosse consentito finalmente di sbarcare. Una cosa che ciascuno ha diritto di giudicare come crede, anche sostenendo che non bisognava farli sbarcare proprio per niente, ma che non cambia di pelle solo perché a menare le danze non c'è più il ministro da spedire a processo e sperabilmente al gabbio per quindici anni. Perché allora è molto più onesto - per quanto non necessariamente condivisibile da tutti- rivendicare la politica dei porti chiusi anziché praticare quella che li apre e li chiude secondo come tira il vento dei sondaggi.

E, vedi tu la combinazione, questa volta non abbiamo visto delegazioni di parlamentari sui gommoni a portar conforto ai disgraziati del mare, perché si capisce che c'è immigrato e immigrato, e solo quello che si imbarca durante il potere sovranista ha diritto alla telecamera: perché denuncia la truculenza anti-immigrazionista della destra xenofoba. I bei reportage che inquadrano gli occhi tristi dei bambini soli su quei barconi hanno meno mercato, evidentemente, se agli Interni non c'è più quello che reclama i pieni poteri, e le commoventi cronache sui disagi e le tragedie di quei viaggi disperati trovano meno spazio sui giornali occupati a descrivere le affascinanti avventure del segretario del Pd col rappresentante del vaffanculo in pochette.

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