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Mps-Unicredit, governo sotto assedio: Daniele Franco, il braccio destro di Draghi andrà in aula

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 Le antiche mura di Siena sono in larga parte conservate. I senesi, se potessero, ne tirerebbero su di nuove per completare il perimetro in modo da blindare la «loro» banca, chiudendosi dentro. Nella città del Palio, narra la leggenda metropolitana, un terzo lavora al Monte, l'altro terzo è pensionato dell'istituto di credito, e il restante aspetta di entrarci. Ecco, vai a spiegare ai senesi che dietro «l'interesse» manifestato da UniCredit per il Monte, l'imbarazzo del Pd, il tentativo del governo di mettere una pezza a un decennale disastro, il ministro dell'Economia, Daniele Franco, ha dato la disponibilità a riferire su Mps (dovrebbe parlare mercoledì alle commissioni Finanze di Camera e Senato, che hanno avanzato la richiesta di audirlo) il caos scoppiato in Parlamento e la proposta del centrodestra, in particolare della Lega che chiede la creazione di un «terzo polo bancario», ci sarebbe «solo» il salvataggio dell'istituto.

È esattamente a quel «solo» che non crede nessuno. «Vogliamo discutere in questa Aula il caso Mps oppure ci si vuole girare dall'altra parte per l'ennesima volta?», afferma il deputato toscano di FdI, Giovanni Donzelli, intervendo alla Camera per sollecitare un'informativa del governo sul caso Mps e il successivo dibattito parlamentare, «il Pd ha distrutto un territorio e una banca. Venite a raccontarci che siete estranei anche a questa vicenda. Ma i cittadini non sono scemi». Sicuramente non distratti. A Siena si vota per le supplettive e il Pd candida Enrico Letta, segretario del Partito. Unicredit è presieduta dall'ex ministro dell'Economia del governo Renzi, Pier Carlo Padoan, che ha lasciato quel seggio. Basta unire i punti per trovare i, troppi, conflitti d'interesse, in virtù dei quali la «grana» Mps sbarca in Parlamento.

 

 

 

 

La trattativa sull'acquisizione dell'istituto senese da parte di UniCredit è diventata, a tutti gli effetti, un caso politico con la richiesta ufficiale, da parte di Lega, Fratelli d'Italia e M5s (ma in tal senso si erano spesi anche Pd e Leu), di un'informativa urgente da parte dell'attuale responsabile del Mef. La «disponibilità», poi confermata dal ministro, era arrivata dal titolare dei rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà. Ad attaccare è il leader della Lega, Matteo Salvini, deciso nel ribadire il «no» allo spezzatino. «Vendere, o meglio svendere adesso, in queste difficili condizioni di mercato, non ha senso. Allo Stato, quindi ai cittadini, costerebbe molto di meno garantire la prosecuzione delle attività ad Mps ed una messa sul mercato in tempi migliori», sostiene il capo del Carroccio, «La Lega ha 4 obiettivi. Difesa dei posti di lavoro, sono impensabili 6mila esuberi; difesa degli sportelli bancari; difesa del marchio storico della banca più antica del mondo (nata nel 1472), infine creazione del terzo polo bancario italiano, avvicinando a MPS (con la regia dello Stato) altri istituti emiliani, liguri o pugliesi per poter trasformare Mps nella Banca dei Territori, lasciando a Intesa e UniCredit il ruolo di grandi player». E sul punto la Lega chiederà al governo, in occasione del prossimo question time, chiarezza su cifre e trasparenza del negoziato.

 

 

 

 

 Dalla maggioranza prova a rispondere alle accuse Maria Elena Boschi. «Padoan ha evitato il disastro per Mps nel 2017», sostiene l'esponente di Italia Viva, «chi l'ha distrutta va cercato negli ispiratori degli strani accordi con Banca 121 e il mondo dalemiano in Puglia, fino alla sciagurata operazione Antonveneta. Ma purtroppo la storia delle banche in questo Paese viene raccontata solo a senso unico». I sindacati, dal canto loro, puntano il dito contro il governo. «La supponenza con cui l'Ad di UniCredit, Andrea Orcel ha annunciato la trattativa in esclusiva con il Mef per il Monte traduce nella pratica le preoccupazioni che le nostre organizzazioni avevano elaborato da tempo», dicono Cgil, Cisl e Uil Siena.

A questo punto tutti aspettano l'intervento del premier, Mario Draghi, che sulle vicende del Monte non può certo tacere, conoscendo l'intera storia. I suoi interventi, da banchiere, hanno avuto un ruolo non indifferente. Non a caso le commissioni Finanze di Camera e Senato aspettano di sentire il ministro. Quanto all'ipotesi che sia la commissione d'inchiesta sulle Banche ad audire Franco, fonti parlamentari osservano che «deve indagare sul passato, non sul futuro».

 

 

 

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