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Giuseppe Conte, il dialogo "serrato" con i talebani? Sconcertante ricostruzione: "Da quando non è più a Palazzo Chigi..."

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Il silenzio di Giuseppe Conte sull'Afghanistan nei primi giorni dopo l'ingresso dei talebani a Kabul aveva destato qualche sospetto. Quando poi l'ex premier è intervenuto sostenendo la necessità di un dialogo "serrato" con i nuovi "distensivi" padroni del Paese, i sospetti sono aumentati. Come è ormai noto, una delle potenze dietro ai talebani è rappresentata dalla Cina di Xi Jinping, molto interessata al territorio ora sgomberato dagli Usa. E che il Movimento 5 Stelle abbia una certa simpatia per il Paese asiatico lo dimostra lo storico accordo firmato nel 2019, la cosiddetta Via della Seta.

 

 

 

Sulla linea “afghana” di Conte, quindi, avrebbe un certo peso anche l’ala filo-cinese della compagine grillina. Tant'è che l'ex premier - in questa fase organizzativa iniziale  - si appoggia molto, come riporta La Repubblica, sul lavoro e sulle riflessioni dei membri delle varie commissioni parlamentari. E al Senato, in effetti, la posizione è stata proprio quella di un confronto necessario coi talebani. Il presidente della commissione Esteri a Palazzo Madama Vito Petrocelli, nel frattempo, ha anche condiviso sui social un’analisi pro-Cina del giornale comunista Contropiano.

 

 

 

Le ultime uscite di Conte, comunque, hanno messo in evidenza una certa confusione da parte del leader grillino. In realtà, dietro lo scivolone sul dialogo con i talebani ci sarebbe anche la difficoltà di muoversi senza la squadra di consiglieri che lo ha accompagnato a Palazzo Chigi. Si tratta di una leggerezza "dovuta alla debolezza della struttura del M5S. Per lui che era abituato allo stuolo di funzionari a Palazzo Chigi non è semplice", ha spiegato una fonte interna.

 

 

 

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