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Alessandro Sallusti: "Dopo il Quirinale sarà liberi tutti". Perché per Draghi a Palazzo Chigi è finita, in ogni caso

Alessandro Sallusti
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I ben informati sostengono che Mario Draghi stia per perdere la pazienza tante sono le interferenze dei partiti nell'attività del governo che infatti sta rallentando la sua azione propulsiva su alcuni dei dossier economici più delicati e importanti. Nessuno per ora esce allo scoperto e questo significa che Draghi non ha esaurito il suo enorme ascendente e per il momento la situazione resta sotto il suo controllo. Ma alla lunga le cose potrebbero cambiare come è nel destino dei governi nati fuori dalle urne su una emergenza che di solito è economica e in questo caso pure sanitaria. Lo spartiacque sarà a gennaio - che in politica è domani - quando si saprà se ci saranno le condizioni per eleggere Draghi al Quirinale. 

 

Se così fosse, per certi versi liberi tutti e l'attuale e innaturale maggioranza avrebbe i giorni contati, vedremo al momento giusto se per morte della legislatura e ritorno al voto anticipato o attraverso qualche strana alchimia tipo i giochi di prestigio che abbiamo visto negli ultimi quattro anni. Ma se così non fosse, se cioè Draghi per scelta o per mancanza di alternativa dovesse rimanere premier allora dimentichiamoci la pace politica, che al netto di qualche scaramuccia più ad uso mediatico che di sostanza abbiamo visto dal suo insediamento a Palazzo Chigi fino ad oggi. Draghi si troverebbe infatti a governare un anno nel pieno di una feroce e lunga campagna elettorale (elezioni alla scadenza naturale del marzo 2022) senza avere un suo esercito parlamentare schierato a protezione e in balìa delle risse e degli sgambetti tra i leader dei vari partiti. 

 

Anche il migliore dei generali, e lui lo è, non può farcela a resistere senza truppe per un periodo così lungo, periodo nel quale - almeno ci auguriamo- sarà finita l'emergenza Covid che in fondo è il vero spauracchio che ha messo a cuccia i partiti. Basterà il cuscinetto tra Draghi e la politica dei ministri, alcuni dei quali anche influenti, che ovviamente e legittimamente proveranno a mantenere lo status quo? Dubito, non perché sottovaluti la loro autorevolezza ma perché nella storia politica non è mai successo che il segretario abbia privilegiato i suoi ministri rispetto agli interessi del partito. I ministri passano, i segretari anche, ma dopo, mai prima di loro.

 

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