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Roberto Speranza, esposto in procura contro il ministro: "Ignorate per due anni le cure domiciliari"

Claudia Osmetti
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«Un anno e mezzo fa ci chiamavano "eroi" perché eravamo in prima linea e facevamo il nostro lavoro. Non abbiamo mai mancato un impegno. Però di fatto non ci hanno considerato e continuano a ignorarci». Ha il tono deluso di chi proprio non se l'aspettava, Fabrizio Salvucci. È uno, Salvucci, che il camice lo indossa per vocazione: fa il cardiologo all'ospedale di Pavia, non sta fermo un secondo, da quando è comparso il Coronavirus (lui se l'è pure buscato) si fa in quattro, per star dietro a tutto. «L'avevamo capito fin dall'inizio che la cosa più importante è intervenire subito, nei primi minuti. Se lo si fa correttamente, si evita il ricovero e soprattutto la formazione dei trombi che portano, purtroppo, alla morte». Salvucci è tra i sostenitori delle cure domiciliari e, chiariamo subito il punto, anzi i due punti. Primo: le terapie di cui parla sono serie, studiate e messe a punto da dottori competenti. Il che fa la differenza. Non entra nei dettagli per questioni mediche, parla di farmaci antinfiammatori, ma sgombriamo il campo: c'entra nulla il maremagnum di intrugli tra i più disparati che viene sponsorizzato su certi siti on-line come la nuova panacea e poi fa i danni che sappiamo. Le cure domiciliari esistono, e sono pure sacrosante: però devono essere seguite dai professionisti della salute. Secondo: affermare questo non significa sminuire la campagna vaccinale che rimane il primo e fondamentale strumento che abbiamo per mandare a casa 'sto benedetto (si fa per dire) Covid-19.

 

 

Senza quella iniezione salva-pelle, signori, non se ne esce. «In Giappone, per esempio», continua l'esperto, «hanno usato sia gli anticorpi monoclonali che i vaccini e il risultato è lì da vedere: hanno molti contagi, è vero, ma pochissimi morti. Per questo ha generato molto stupore, tra me e i colleghi, leggere le linee guida sulle cure domiciliari che ha rilasciato il ministero della Salute il 20 novembre del 2021 e che, sostanzialmente, sono identiche a quelle dell'anno prima. Ma come, allora non ci ascolta proprio nessuno?». A Salvucci proprio non è andato giù quel riferimento alla «tachipirina e vigile attesa» del ministro Roberto Speranza (Leu) di un mesetto fa. E non è andato giù nemmeno all'avvocato Erich Grimaldi, il presidente del comitato per la Cura domiciliare covid-19, che, tra ieri e ieri l'altro, ha depositato un paio di esposti (uno alla procura di Roma e uno in quella Bergamasca) per chiedere alla magistratura di far luce sulla gestione dell'emergenza e sul (mancato) coinvolgimento dei medici di medicina generale che hanno seguito, a domicilio e in telemedicina, migliaia di persone. Nonostante l'abbia chiesto anche il Senato, niente. Quando si è trattato di mettere nero su bianco i protocolli ministeriali, i dottori sul territorio (gli "eroi" con cui ha iniziato Salvucci) son finiti nel dimenticatoio.

 

 

«Abbiamo lavorato duramente», spiega il legale Grimaldi, «la mia prima richiesta di lavorare a un protocollo di cura domiciliare univoco nazionale risale al 30 aprile 2020. Da alloraè stato un continuo tentare di dialogare con il ministero della Salute, offrire esperienze, disponibilità, poter dare una risposta a questa grave emergenza. Tuttavia, nonostante un tentativo da parte del sottosegretario Pierpaolo Sileri (M5s, ndr) di organizzare un tavolo che coinvolgesse i medici che hanno curato i malati covid in fase precoce, non è stata data alcuna possibilità a queste centinaia di professionisti di portare il proprio bagaglio di esperienze al servizio delle istituzioni». Grimaldi non è la prima volta che porta in tribunale istanze su temi tanto delicati: «Qualcosa non ha funzionato», chiosa, «ed è un diritto dei cittadini capire il perché. Ancora oggi riceviamo centinaia di richieste di aiuto di persone abbandonate a casa dai medici di medicina generale alle quali viene detto di attendere l'evolversi della malattia assumendo solo paracetamolo. Linee guida o meno, questo è quanto ha prodotto questa gestione. Ed è giusto che si faccia luce su eventuali responsabilità».

 

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