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Silvio Berlusconi, il fuoco amico di Giuliano Urbani: "Lui al Colle? No, non può essere il numero uno"

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"Il bis di Mattarella sarebbe la soluzione migliore. Ma il Presidente ha tutto il diritto di chiamarsi fuori. E trovarne uno simile a lui non è facile. Draghi per me è meglio che rimanga al governo, altrimenti rischiamo di pesare di meno in Europa. Per quanto dotato di capacità e influenza, l'attuale premier ricoprirebbe un ruolo con poteri limitati. E la seggiola accanto, quella del presidente del Consiglio, sarebbe magari impegnata da un presidente divisivo". Questo il pensiero di Giuliano Urbani, uno dei pionieri di Forza Italia, ministro nei due primi governi guidati da Silvio Berlusconi. "Senza Draghi riprenderebbe la competizione fra i partiti. Si tornerebbe al voto", spiega ancora Ubani a proposito del governo in una intervista a Repubblica.

 

 

Sulla candidatura per il Quirinale di Silvio Berlusconi ha le idee chiare: "Ci sono due aspetti da valutare. Primo: l'aspirazione di Berlusconi è legittima? Io dico di sì. Beati monoculi in terra ceacorum . Non si può non riconoscere al Cavaliere che sia stato un innovatore: lo sta dimostrando ora, con l'insolito metodo dell'autocandidatura, lo ha mostrato in passato, nel bene e nel male. E' stato interprete del bipolarismo, ha inventato un centrodestra che un po' ha retto e un po' ha fatto cilecca, ma è stata una novità importante. Però c'è il secondo aspetto. La capacità di ricoprire il ruolo. Insomma, in questo momento storico al Paese serve una presidenza che unisce, non che divide. Come è stata quella di Mattarella. Berlusconi sarà capace di cambiare pelle? Ma soprattutto, gli altri lo accetteranno?", si chiede Urbani.

 

 

"Modi e contenuti di queste uscite mi sono apparse strumentali, perché legate all'appuntamento del voto per il Quirinale. Ma io ho paura che anche nel centrodestra questa candidatura ponga qualche problema. Il dubbio è lecito. Un Berlusconi che riacquista autorevolezza viene visto dagli alleati con occhio diverso. Una cosa è riconoscergli il ruolo di padre nobile, un'altra accettare che torni davvero a essere il numero uno. Berlusconi sarebbe un Presidente super partes più nell'apparenza che nella sostanza. E le forze politiche non gli affiderebbero la delega che hanno dato a Mattarella nei momenti difficili come l'attuale. Si porrebbe un problema di governance complessiva del sistema. E torneremmo non a una normale dialettica fra i partiti, ma a una competizione deleteria più forte di prima", chiarisce il politologo bocciando di fatto la candidatura del Cavaliere.

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