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Roberto Calderoli diffamò l'ex ministra Kyenge? Annullate le condanne

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Annullate le condanne di primo e secondo grado nei confronti di Roberto Calderoli. Il vicepresidente del Senato era stato accusato di diffamazione aggravata dall'odio razziale nei confronti dell'ex ministra dell'Integrazione Cecile Kyenge. Alla base della decisione il mancato riconoscimento del legittimo impedimento dell'imputato a comparire in udienza per motivi di salute. Per questa ragione il processo, nato su iniziativa della Procura di Bergamo ripartirà dall'inizio. Dalla parte del leghista, la prescrizione vicina. 

Secondo la Cassazione il Tribunale di Bergamo nel corso del processo di primo grado, durante l'udienza del 14 gennaio 2019, non aveva riconosciuto il legittimo impedimento a comparire del senatore che doveva sottoporsi a un intervento chirurgico e aveva respinto la richiesta di rinvio avanzata dai suoi legali.

"I giudici di merito - afferma la Cassazione - senza alcun approfondimento di carattere tecnico, hanno contraddetto la valutazione di un medico (che risulta essere direttore del Dipartimento di chirurgia oncologica dell'Istituto oncologico veneto) che affermava l'indifferibilità di un delicato intervento relativo a una grave patologia". Nel mirino del Tribunale di Bergamo, "gli elementi in base ai quali era possibile sostenere che il delicato intervento potesse essere riprogrammato a distanza di uno o due giorni". Da qui l'annullamento della sentenza di primo grado del 14 gennaio 2019 (che aveva condannato Calderoli a 18 mesi di reclusione, pena sospesa) e quella emessa dalla Corte di Appello di Brescia il 21 ottobre 2020 che aveva ridotto la pena, e la cui entità non è nota.

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