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Mascherine al voto? Salvini "trascina" in tribunale Speranza: la battaglia giudiziaria

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 Roberto Speranza

Brunella Bolloli
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Dopo la congiura del silenzio, c'è quella della cabina elettorale: per andare a votare, domenica, serve la mascherina. Chi è sprovvisto viene rimandato a casa e con 30 gradi all'ombra e la speranza che il virus muoia con le alte temperature, c'è il rischio che tanti elettori si dimentichino la Ffp2 in qualche cassetto e non possano esercitare democraticamente il loro voto. Per i promotori del referendum sulla giustizia si tratta dell'ennesimo ostacolo lungo la strada per il raggiungimento dell'agognato quorum. Matteo Salvini lo dice con la consueta chiarezza: «È un'enorme fesseria. Ci sono le feste del Milan, il concerto di Vasco Rossi con 100mila persone, puoi andare dove vuoi senza mascherine e domenica, con 40 gradi, senza mascherine non ti fanno votare. Folle».

 

 

Il segretario del Carroccio è pronto alle barricate anche per la situazione a scuola. Punta il dito contro la «perversione ideologica» riguardo la mascherina obbligatoria in classe e con lui si schiera il sottosegretario all'Istruzione Rossano Sasso. «Svariati medici e ricercatori di indiscusso valore hanno ribadito che le aule non sono luoghi di contagio e che studenti e insegnanti potrebbero benissimo seguire le lezioni senza mascherine. Ho già avuto modo di dire che un compromesso di buon senso potrebbe essere quello di toglierle quando si è seduti al banco e indossarle se si gira per i corridoi o se si verificano degli assembramenti», commenta Sasso. Insomma, da una parte la scienza, dall'altra l'ideologia, è l'accusa mossa dai leghisti. Contro il dispositivo che protegge naso e bocca si è mosso nei giorni scorsi anche il Codacons e il verdetto è atteso per i prossimi giorni.
I giudici della III sezione Quater del Tar del Lazio potrebbero accogliere la richiesta dell'associazione dei consumatori ed intervenire con una ordinanza dal carattere urgente. Oppure pubblicare una sentenza, ma sicuramente con tempi più lunghi. «Negli ambienti di lavoro la situazione è tornata alla normalità, in classe ancora no», lamentano i legali del Codacons. L'Avvocatura dello Stato, dall'altra parte, ha sottolineato l'importanza delle misure di prevenzione nella lotta al Covid. Intanto, però, c'è l'appuntamento elettorale che sta a cuore non solo a Lega e Radicali, ma anche a tutti coloro che ritengono di dovere modificare una giustizia impantanata a causa dei troppi veti posti, negli anni, dai magistrati.
 

«DA 30 ANNI TEMA CALDO» Un appello è arrivato, ieri, da Silvio Berlusconi. «Domenica si terranno dei referendum fondamentali in materia di giustizia, che potrebbero contribuire a fare dell'Italia un Paese più garantista e quindi più libero. Di questi referendum si parla poco o nulla, evidentemente qualcuno non vuole che gli italiani si pronuncino su un tema che da trent' anni almeno dilania il Paese. Un tema», ha aggiunto il Cav, «che riguarda i rapporti fra Stato e cittadino, la terzietà del giudice, la neutralità politica della magistratura». Il messaggio dell'ex premier è chiaro: «Andate tutti a votare. Potrebbe riguardare anche voi». Per oggi, inoltre, il Psi ha organizzato a Roma una maratona oratoria per il sì ai quesiti. E Matteo Renzi, da Torino, a margine della presentazione del suo libro Il Mostro, ha dichiarato: «Credo che sarà molto difficile raggiungere il quorum anche perché hanno tolto dal campo tutti gli argomenti che potevano portare la gente a votare: la responsabilità dei magistrati e anche la cannabis e l'eutanasia che toccano molto di più la vita delle persone. Ma io andrò a votare e voterò 5 sì»

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