Fuga di massa

Giuseppe Conte disperato al telefono: "Te ne vai anche tu?"

"Te ne vai anche tu?". Il dramma politico di Giuseppe Conte corre sul filo del telefono. Dall'altra parte della cornetta ci sono alcuni big rimasti, per ora, nel Movimento 5 Stelle. Ma il premier, scrive un retroscena del Foglio, in queste ore sta chiamando anche loro per sapere se sono pronti a fare le valigie e unirsi a Insieme per il futuro, i nuovi gruppi parlamentari di Luigi Di Maio. Una rottura dolorosissima, se ne sono andati una sessantina di deputati e senatori, con il loro carico di contributi al Movimento andati in fumo.

 

 


"La scissione ha svuotato i fondi parlamentari a disposizione del gruppo M5s (oltre 2,5 milioni di euro) verso Di Maio", sottolinea sempre il Foglio. E il peggio potrebbe ancora venire: "A Conte mentre parla gli si forma una ruga sulla guancia sinistra. E' provato. E' uscito dal bunker. Un passo dietro di lui c'è Roberto Fico", questa la scena che si pone davanti ai cronisti mercoledì pomeriggio, alla sede dei 5 Stelle. La sera l'ex premier va a Controcorrente e a Otto e mezzo, per dire la sua. "Deve uscire dall'angolo ed è solo", anche perché "qualche parlamentare magari fra una settimana lo saluterà per provare a spassarsela con Di Maio".

 

 

 

 


Ecco perché Conte telefona a chi potrebbe mollarlo: "L'altra sera stappava il prosecco. Davide Casaleggio, dalla sua casa di Ivrea, intanto sta mandando agli amici emoticon pieni di faccine che ridono - è il perfido dettaglio rubato dal retroscena del Foglio -. E' contento che sia finita così, e spera che Conte molli anche il simbolo, prima o poi. Tic toc, l'elenco dei futuri scissionisti cresce: Azzolina, Bonafede, Fraccaro".

 

 

 

Anche Beppe Grillo sembra averlo lasciato in balìa degli eventi. Il comico e fondatore non è sceso a Roma, forse intuendo la malaparata dopo la sua telefonata con Di Maio, prima della scissione: "Beppe, non posso più rimanere". "Allora auguri, Luigi". E auguri, Giuseppe, visto che sempre al telefono Goffredo Bettini e Massimo D'Alema gli avrebbero proposto di diventare "il nostro Melenchon".