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La retorica dem dei diritti sopprime ogni discussione: abortita la libertà di espressione

di Corrado Ocone lunedì 27 giugno 2022

2' di lettura

A ben vedere la Corte suprema Usa non ha fatto che il suo mestiere: non ha espresso un parere favorevole o contrario all'aborto, ma ha attestato che esso non è un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione come possono essere quelli alla vita, alla libera espressione, alla proprietà. La reazione inconsulta dei media progressisti di mezzo mondo alla sentenza mette in luce uno slittamento semantico, e quindi sostanziale, realizzatosi negli ultimi decenni: idee legittime ma non autoevidenti come quelle degli "abortisti" vengono sottratte alla discussione e collocate in quella comfort zone che sono "i diritti", sempre più coincidenti con la visione progressista.

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Con il risultato che chi ha idee contrarie viene zittito a priori in quanto le sue idee lederebbero sacri principi. Ciò è particolarmente deleterio nel caso dell'aborto perché qui ci troviamo di fronte a uno di quei classici "dilemmi etici" che non possono avere risposte preconfezionate ma che nella loro tragicità mettono in conflitto principi opposti e ci chiamano a una scelta di responsabilità. Sono numerosi i principi che qui si scontrano: dal diritto alla vita del nascituro a quello della madre, alla salute e qualità della vita di entrambi. Comunque, l'aborto non può essere considerato una decisione da prendere a cuor leggero, al riparo di una concezione che lo considera un diritto acquisito con la nascita. Nella stessa legge 194 era presente questo aspetto: essa insisteva sugli aspetti di prevenzione, educazione, consulenza psicologica, che avrebbero fatto dell'aborto una extrema ratio. In pochi decenni tutto ciò è scomparso e si pretende anche in Italia di considerare l'aborto pù o meno come l'asportazione di un dente.

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È altresì evidente che di fronte a un "dilemma etico" quale è quello dell'aborto, non ha senso parlare di "ritorno al Medioevo", soppressione di "conquiste" avvenute e non più discutibili. Una retorica, quella del progresso, stucchevole e che ha l'obiettivo di spegnere ogni discussione. La stampa democratica americana è arrivata addiritura a sobillare le folle, a invitarle a scendere in piazza additando i tre giudici nominati da Trump come dei poco di buono. Strana concezione delle istituzioni democratiche: vanno protette dagli assalti ma solo quando questi provengono dall'altra parte politica.

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