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Carlo Calenda, l'ultima giravolta: "Torno con il Pd"

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Al centro è un caos. Con Calenda che valuta un possibile accordo con Renzi ma intanto confessa che, dopo il voto, un riavvicinamento con il Partito democratico sarà inevitabile: «Anche prendendo il 30% poi serve qualcuno col quale governare». Insomma, alle elezioni andranno divisi però l'intenzione è quella di colpire uniti una volta entrati in Parlamento... Il leader di Azione lo dice in diretta tv su La7 ed è l'ennesimo colpo di scena a 48 ore dall'accordo stracciato con il Pd di Letta. Calenda si presenta davanti alle telecamere meno baldanzoso del solito. Sulla raccolta firme, però, afferma «abbiamo verificato una esenzione. Io sono stato eletto al Parlamento europeo, ci sono state comunicazioni ufficiali del Parlamento europeo». Poi parla del Pd: «Non è stata facile né la trattativa né la rottura», e ne spiega la dinamica: «Letta lo sapeva, sapeva tutto dalla A alla Z, ho 50 messaggi in cui dicevo "Enrico non lo fare o me ne vado"». E lancia un messaggio in bottiglia all'ex compagno.

 

 


Sintetizzato: invece di prendere "Conte in sedicesimo" (tradotto: Fratoianni e Bonelli) era meglio allearsi con l'originale, e contrastare meglio il centrodestra. Poi non esclude, dopo le elezioni, un ricongiungimento delle strade, in «un'area di forze liberali e socialdemocratiche». Il cuore della cosa non è tanto ieri, piuttosto il domani, e che ne sarà, se sarà, dell'officina terzo polo. Con Matteo Renzi, spiega, «ci sentiremo presto». Con lui, dice, ho litigato spesso perché sennò «te se magna». Poi non ho condiviso scelte politiche, come far nascere il governo Conte 2. Sul merito abbiamo posizioni molto compatibili, ma non tutte le linee programmatiche sono uguali». «Io sto a dieta, non mangio nessuno», è la replica ironica del leader di Italia Viva intervenuto a Zona Bianca su Rete 4. «Il balletto di chi si allea con chi è insoportabile, io sono per tornare a parlare di contenuti e a non sparare promesse in libertà», aggiunge Renzi. «Se Calenda non si allea con noi fa un errore, ma lo rispetterò». Comunque per stamattina non è previsto alcun incontro tra i due.

 

 


Quella per il Terzo Polo, se sarà, è una gestazione a due velocità. Avviluppata nell'imprevisto, in questa pazza campagna elettorale. E dunque, mentre il tempo stringe, si registra il doppio mood di quelli che saranno, probabilmente, i due soci principali della compagnia. C'è il leader di Italia Viva, che si gode il rialzo delle quotazioni della sua scommessa in solitaria. Pareva quello rimasto col cerino in mano, ma la rottura dell'intesa tra Letta e Calenda ha ribaltato il destino, consegnando all'ex premier la palma dell'intuito. E dunque quella che pareva una corsa alla disperata si trasforma in qualcosa in cui credere davvero. Cresce l'aspettativa per la Leopolda, che quest' anno si tiene l'1, il 2 e il 3 settembre. Nel frattempo cresce la sinergia con il movimento della Lista Civica Nazionale, guidata dall'ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Ieri, inoltre, è arrivato l'annuncio di un patto elettorale tra Pri e Iv. Una gloriosa sigla del passato che ha qualcosa in qualche consiglio comunale, più colore che numeri ma comunque non basta. Dall'altra parte, c'è Calenda. Il colpo dell'avvitamento sul Pd, il conseguente addio con +Europa («il patto non è cambiato e quindi trovo incomprensibile la scelta di Calenda», dice Benedetto Della Vedova) non è una roba di poco conto, e si sente. Soprattutto sui social, grande terreno di battaglia del leader di Azione che si sono trasformati in una Caporetto. E se pensa pure di tornare con il Pd...

 

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