L'assioma

Tasse, cosa succede con loro al governo: lo studio condanna il Pd

Enrico Paoli

La magnifica ossessione, con o senza Carlo Calenda, del segretario del Pd, Enrico Letta, è una e una sola. «La via maestra è abbassare le tasse sul lavoro dei neoassunti, questa è la mia ossessione e su questo mi batterò», sosteneva il leader dei dem nel salottino televisivo di Fabio Fabio su Rai Tre, "Che tempo che fa", ai primi di maggio. Bei tempi, quelli della magnifica ossessione, visto che Letta nei giorni scorsi ha imboccato la strada della dote da 10 mila euro da finanziarie con la patrimoniale. Insomma, una mancetta pagata con una bella tassa. Perché alla sinistra, ma in quota parte anche ai 5 Stelle, piace tassare. L'ultimo caso è scoppiato nei giorni scorsi a Milano, dove l'aumento del prezzo del biglietto del trasporto pubblico ha provocato un duro scontro fra Comune, governato dal centrosinistra, e la Regione, in mano al centrodestra.

Stabilita l'assoluta assenza di responsabilità da parte del Pirellone, sede della giunta regionale, l'esecutivo cittadino guidato da Beppe Sala, da ottobre, farà salire il ticket ordinario dagli attuali 2 euro a 2,30. E Milano non è un caso isolato. Aumenti simili sono stati varati a Bergamo (da 1,30 a 1,50), Torino (il Bim integrato sale a 3,50 euro dagli attuali 2,70 euro) e in Campania, con incrementi variabili fra 10 e i 20 centesimi. Incrementi, quelli del trasporto urbano, destinati a colpire le fasce più deboli. Ma quello del trasporto pubblico è solo un modesto capitolo del grande libro delle tasse scritto in questi anni dalle amministrazioni di centrosinistra. Tra i comuni con più di 200mila abitanti fra quelli che incassano di più da tasse e imposte locali spiccano Milano (914,62 pro capire), Roma (863,63) e Bologna (783,40). Le tre grandi città che riportano entrate minori sono invece Verona (638,53 euro pro capite), Trieste (550,46) e Bari (504,43). Solo nella Capitale, negli ultimi 5 anni, le entrate derivanti dalle imposte locali sono aumentate del 24,5%, a fronte di servizi tutt' altro che all'altezza di una città europea.

 

 

NODI CRUCIALI
Ma se vogliamo restare ai dati maggiormente legati all'attualità basta aggredire due capitoli particolarmente spinosi: la Tari e le aliquote Irpef. Il Comune di Torino, per esempio, è stato fra quelli che ha aumentato l'Irpef per i redditi medio alti, usando la norma messa a disposizione dal governo per i comuni in difficoltà finanziarie. Altro che «magnifica ossessione». E poi la Tari, la tariffa urbana sui rifiuti. Aumentati sino al 4% ci sono stati a in Toscana e Emilia, nonostante le difficoltà economiche determinate dalla pandemia con le conseguenti chiusure delle attività economiche. Nell'Ato Toscana centro le entrate derivanti dalla Tari dovrebbero essere pari a 369 milioni di euro, «una mazzata insostenibile», hanno tuonato le imprese del settore alberghiero, grazie all'incremento medio del 4% della tariffa. Non è andata meglio in Emilia. A Reggio, a fronte di un piano che prevede costi per quasi 36 milioni di euro, in crescita di oltre il 4% rispetto all'anno scorso, i cittadini si sono ritrovati a fare i conti con l'inevitabile aumento.

 

 

LA CLASSIFICA
E anche qui l'inevitabile classifica rende meglio l'idea. Tra il 2017 e il 2021 la Tassa in media del 6,7%, mentre nell'ultimo anno l'aumento è pari all'1,2% rispetto al 2020. In valori assoluti le famiglie italiane hanno versato, nel 2021, per la Tari, 309 euro medi a fronte dei 305 euro del 2020 e dei 290 euro versati nel 2017. Nel 2021 la Tari è aumentata in 57 città tra cui: Roma, Torino, Genova, Venezia e Trieste. Nonostante ciò resta immutato il tema dell'efficienza e dell'efficacia del servizio, e il caso di Roma è da manuale, mancando una vera accelerazione sul piano degli investimenti e delle infrastrutture, inerenti il ciclo integrato dei rifiuti. Attualmente, le entrate fiscali delle amministrazioni si reggono su tre principali imposte: l'imposta unica comunale (Iuc, in cui sono comprese Imu e Tasi), la tassa sui rifiuti (Tari) e l'addizionale comunale Irpef. Visto che tutte queste voci sono in altalena, molti comuni hanno trasformato le multe in una tassa occulta, ma consistente come voce, con la quale chiudono i bilanci. E Milano batte tutti...