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Giorgia Meloni, "illegale". Bignami, l'uomo che sconvolge la campagna elettorale del Pd

Antonio Rapisarda
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L'occasione per il Pd era assai ghiotta: trasformare alcune delle tradizionali feste de l'Unità (da diversi anni in crisi di partecipazione) in kermesse pronte all'uso perla campagna elettorale. Figuriamoci a Bologna, casa madre per le celebrazioni estive dei post-comunisti, con un evento che dura ben 3 settimane e che cade proprio nei giorni clou (l'inizio è previsto il 25 agosto con l'intervento di Letta) della campagna.

 

 


Peccato per loro che tutto questo, secondo le regole della par condicio, non è possibile farlo. A meno che gli appuntamenti - come vale per tutti i mortali - non siano previsti negli spazi adibiti dai comuni in regime di campagna elettorale. Piccolo dettaglio: per una delle feste "rosse" più grandi d'Italia non è così. A stanare le intenzioni dei piddini bolognesi è stato uno che conosce molto bene la loro prassi perché la combatte politicamente da sempre: Galeazzo Bignami. Per il deputato di Fdi la festa de l'Unità nel capoluogo emiliano «viola le regole». Il riferimento è al luogo in cui tradizionalmente si svolge l'evento: il Parco Nord. Uno spazio pubblico che secondo l'esponente meloniano «viene dato in concessione a un partito senza rispettare le norme della campagna elettorale». Morale? «A Bologna le regole valgono per tutti, ma per il Pd valgono sempre meno». La denuncia di Bignami è diventata un esposto presentato in Prefettura. La tesi è chiara: il Parco Nord non fa parte delle aree individuate dal Comune per la campagna elettorale. «Se io volessi organizzare un'iniziativa politica in un'altra area della città al di fuori delle piazze previste - racconta -, mi verrebbe risposto di no. Il Pd fa una cosa, che non si può fare».

 

 

 

 

Che cosa ha risposto il prefetto Attilio Visconti? Che il Pd dovrà «rispettare la legge». Il resto «è un appello al buon senso e all'etica politica: non posso dare altre indicazioni, se non vigilare che non sia fatta campagna elettorale in contesti impropri». Che significa questo? Che «non dovranno esserci manifesti e cartelloni o appelli al voto - ha continuato il prefetto -. Si potrà invece parlare d'altro». Insomma gli organizzatori della festa del l'Unità «possono fare quello che vogliono, tranne campagna elettorale». Non ci dovrebbero essere simboli di partito, nessun manifesto elettorale, nessun richiamo all'appuntamento del 25 settembre e - soprattutto - gli invitati alla festa sarebbero chiamati a parlare di politica senza fare propaganda. Una situazione oggettivamente grottesca, se non impraticabile. Il Pd, in ogni caso, assicura di svolgere bene i compiti: niente insegne di partito - ha spiegato il responsabile Lele Roverila - anche se la festa rispetterà il format "tortellini & tagliatelle" e dibattiti. Discorso diverso, fa intendere, quello sulla campagna elettorale: «I partecipanti saranno tutti impegnati a sostenere il Pd e a battere la destra, anche senza il simbolo del partito sui cartelloni. Perché siamo gente seria e responsabile, certo dispiace...». Pronta la replica di Bignami: «La festa de l'Unità "in incognito" è ai limiti della legalità. Verificheremo se rispetteranno quanto dicono». 

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