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Sanzioni alla Russia? Salvini e Meloni sono uniti: ecco il loro vero obiettivo

Renato Farina
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Il gas, la guerra e l'Italia. Che fare? La sinistra risponde monocorde: niente, chi vuol fare qualcosa è un putiniano, si vada pure alla malora, ci basta che gli americani e l'Ue affondino il governo Meloni. Dopo di che nascono pensose differenze: Letta-Bonino-Fratoianni auspicano accada prima ancora che salpi, grazie a un veto recepito dal Quirinale; Calenda, moderatamente energumeno, sposta il desiderato evento a dopo un mese dall'insediamento di Giorgia & C. a Palazzo Chigi. Follia. Dicono che sia scritto nell'agenda Draghi. Nel tombino cadrebbero gli italiani. Che fare? Quale squillo risponde da destra? La previsione-desiderio dei media alfieri del panta-lettismo (Corriere, Repubblica, Stampa) era che ieri, a Cernobbio, il trio FdI-Lega-FI si offrisse allo squartamento pubblico litigando o divagando. Onestà intellettuale vuole che la linea del centrodestra sia raccontata per quello che è. Insieme atlantica e patriottica, liberale e razionale, intrecciando sinfonicamente, sin da ora e in proiezione post 25 settembre, le posizioni di Meloni, Salvini e Berlusconi (rappresentato da Tajani).

 

 

 

SCHEMI

La formula si presta a una endiadi: alleanza occidentale + interesse nazionale. Non si tratta di schemi ideologici impiastricciati tra loro. Ma si arriva lì misurandosi con la brutale realtà, indi trovare la quadra tra due elementi ineludibili, imposti da considerazioni ideali e strategiche. Salvini calca la mano sul non-c'è-tempo-da-perdere, e documenta la fregatura delle misure autolesionistiche (riaffermando senza ambiguità la scelta occidentale). Non lo ammetterà mai il Capitano, ma insistendo sul malessere e sulle bollette infami, accetta la parte del secondo, completando il bouquet della proposta di centrodestra. Meloni parla come chi sa che lo scettro è suo, che sarà "regina" (tra virgolette se no mi ammazzano) di una nazione sovrana in un contesto imperiale. È istituzionale e combattiva, sottolinea la positività del nostro essere pienamente aderenti "al blocco" liberale; rimarca che sarebbe una iattura decidere unilateralmente non solo ora, ma anche a governo insediato, di fare il Pierino alla maniera della Turchia (parere personale: magari noi potessimo permettercelo). Ed ecco la rima con Salvini: stando dentro il blocco europeo e Nato si possono difendere sul serio i nostri interessi primari. Sarebbe temerario discostarsi dalle decisioni prese in sede di Patto Atlantico e Ue: oltre a non far del bene all'Ucraina, ci faremmo del male. Il nostro Paese si troverebbe in una infelice solitudine, esposto ai ricatti di Russia e Cina, e ostracizzato da Washington e Bruxelles. Salvini e Meloni (+Tajani) concordano piuttosto nel sospingere l'attuale governo, già instradato dalle parole forti di Mattarella pronunciate a Cernobbio il giorno precedente- a difendere i diritti nazionali in Europa.

PESO MORALE

Il presidente della Repubblica aveva chiesto di fatto a Draghi di intervenire a Bruxelles, combattendo i «meccanismi irragionevoli e squilibri interni tra i Paesi europei». L'attuale premier cioè non deve intendere l'ordinaria amministrazione come passività ossequiosa a Bruxelles. Abbiamo un peso storico e morale, economico e strategico: facciamolo valere. Sintonia palese con la linea del centrodestra, dotata di "sfumature" (Meloni dixit) arricchenti e non divisive, concorde nel 1) tracciare una rotta atlantica per l'Italia, 2) senza dirigerla gloriosamente ma stupidamente a sbattere contro qualche iceberg, come una nave con le caldaie spente e perciò alla deriva. Accidenti, siamo alleati e fratelli, i nostri partner non possono trattarci come la matrigna faceva con Cenerentola, prosciugandoci le energie, in senso letterale. Luigi Einaudi, campione liberale della nostra Repubblica, aveva individuato un comandamento per scegliere bene: «Conoscere per deliberare». Traduzione: prendere atto della situazione italiana, senza edulcorarla per presunto rispetto del vecchio consiglio di amministrazione mentre l'azienda cambia gestione. Ricordate? Il capo in via di congedo a proposito delle sanzioni alla Russia ci aveva giurato che avrebbero portato al crollo strutturale dell'aggressore in un paio di settimane. Default subito! Macché: la guerra commerciale allo Zar è un danno economico e sociale grave, in prospettiva funesto per l'Italia, e in un guadagno spaventevole per gli Usa, la Norvegia e l'Olanda; ma anche per Mosca e Pechino. Non sono chiacchiere di social inquinati dagli hacker di San Pietroburgo, ma dati di fatto certificati venerdì 3 settembre dal Sole 24 Ore, che non risulta essere a libro paga di Putin bensì proprietà di Confindustria.

 

 

 

UGUAGLIANZA

Che fare, dinanzi a questa evidenza? Farci valere! La Nato decide le sanzioni? Bene o forse male, ma se si è alleati si pratichi l'equipollenza. Siamo o no sulla stessa barca? Bisognerebbe ripartire i viveri, dicono l'etica kantiana e soprattutto quella cristiana. Applicando il versetto biblico, il cattolico Biden (Usa), il luterano Stoltenberg (norvegese, numero 1 della Nato) e il premier olandese Rutte (calvinista) a nome dei loro Paesi ingrassati dalla guerra e dalle sanzioni, applichino un pochino di uguaglianza fraterna. Non si può essere soci sereni di una compagnia formalmente di uguali, dove però non ci sia parità di sostanza. Se va avanti così finirà che le imprese manifatturiere italiane saranno fuori mercato: la concorrenza in America e in Cina paga l'energia un quinto che da noi. Intanto oltre che all'Olanda, tanto per restare nella Ue, la Francia ha annunciato che non ci venderà più elettricità. Motivo: centrali nucleari in manutenzione. Ma che roba è? Se lo fanno i russi con Nord stream è ricatto, se lo fa l'amico Macron, allarghiamo le braccia? Assurdo. Caro Letta, restituisci la Legion d'onore.

 

 

 

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