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Roberto Formigoni, famiglie abbandonate ma si parla di gender

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Il governatore della Regione Lombardia

Roberto Formigoni
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Mancano due settimane al voto e la novità è che da venerdì tacciono i sondaggi: non sarà più possibile pubblicare i pronostici sulle intenzioni di voto degli italiani. Certo, proseguirà il frastuono della campagna elettorale, i proclami, le polemiche, le promesse, e questo sarà il concerto che dovrebbe accompagnare il cittadino nella sua "riflessione" sul voto.
Ma quanti rifletteranno seriamente, quanti saranno aiutati a farlo?
C'è solo da sperare che i partiti abbassino i toni della propaganda e si dedichino di più a spiegare seriamente i loro programmi, la loro visione del futuro e dei problemi concretissimi degli italiani. Da questo un cittadino sarebbe aiutato a scegliere, finora non è stato così. Ed è per questo che secondo una recente ricerca solo due italiani su dieci sono oggi interessati alla politica e a chi votare. Del resto abbiamo una pessima legge elettorale, che limita moltissimo la possibilità di scelta dell'elettore: posso scegliere solo in un caso, nei collegi uninominali, ma la scelta del candidato che preferisco trascina con sé automaticamente il mio voto ai quattro candidati nella lista plurinominale collegata: non posso privilegiare uno di questi, non posso rifiutarne uno o tutti e quattro, non posso fare voto disgiunto... Praticamente posso solo scegliere il partito, chi verrà eletto è già stato scelto dal partito e io non posso intervenire in questa scelta.


In nessun altro Paese occidentale il diritto di voto del cittadino è così coartato, ovunque il deputato o senatore viene eletto dal cittadino, spesso in un collegio uninominale, più raramente con le preferenze. E dunque... scegliamo il partito, e affidiamoci alle scelte del suo leader.


Ho già scritto altre volte che la visione della società, la cultura che il partito esprime è il punto decisivo che qualifica il partito stesso. Ho già scritto che la deriva antropologica favorita dai matrimoni omosessuali, dall'utero in affitto, dalla "cultura" gender è sostenuta da partiti che non meritano il nostro voto. I problemi veri che vanno affrontati subito, a partire dal 26 settembre, sono altri: il crollo della natalità che sta rapidamente trasformando l'Italia in un paese di anziani e vecchi, lo stato di abbandono a cui sono consegnate troppe famiglie, a partire da quelle più povere ma non solo, la mancanza di libertà di scelta educativa (anche qui siamo gli ultimi d'Europa), la precarietà del lavoro e la solitudine di troppe aziende nell'affrontare un mercato globale sempre più competitivo. E poi ovviamente l'inflazione che ha raggiunto livelli record e una politica energetica che deve essere europea. Guardiamo a questi temi, sono questi che decideranno il nostro futuro. 

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