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Elezioni, Rosatellum e il rebus dei seggi: "Effetto flipper", cosa significa

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Il Rosatellum, attuale sistema elettorale, presenta delle falle (eufemismo). La legge non piace a nessuno, nemmeno a chi la ha votata e scorda di averlo fatto (come Enrico Letta, per esempio). E il fatto che il Rosatellum abbia più di una falla lo conferma anche Paolo Feltrin, politologo, già docente di scienza della politica all'Università di Trieste. È lui, nel giorno del voto, a svelare le trappole della legge elettorale. Caratterizzata da quota maggioritaria che attribuisce 147 seggi alla Camera e 74 al Senato, e una proporzionale (si eleggono così 245 deputati e 122 senatori), con il Rosatellum il conto dei voti non è affatto semplice. 

 

 

Intervistato dal Giorno, l'esperto spiega che la percentuale da raggiungere per avere una maggioranza in entrambe le Camere è più del 35 per cento. Una cifra non enorme, ma che crea dei problemi. Per distribuire quello relativo alla distribuzione dei seggi. Infatti, "si prende il totale dei voti validi, a livello nazionale per la Camera e a livello regionale per il Senato, e si dividono per il numero dei seggi disponibili. Il risultato è la soglia che i partiti devono raggiungere per avere diritto ad un seggio".

 

 

Ed è proprio durante l'assegnazione dei voti alla Camera che subentra quello che l'esperto definisce "effetto flipper". "Qui - prosegue Feltrin - c'è un triplo passaggio: questo comporta il flipper. Cioè vinco in una regione e ottengo il seggio dall'altra. Per essere chiari: se io ho diritto a 3,7 seggi, è evidente che non posso prendere lo 0,7 di un candidato. Devo trovare un'altra regione in cui piazzare quel resto". In ogni caso, assicura il politologo, non ci sarebbero effetti distorsivi: "La cosa più importante è dare a un partito tutti i seggi di cui ha diritto. Se un collegio è pieno, l'avrà da un'altra parte". 

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