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Pd, "fuori tutti o scissione". Filippo Andreatta, la sinistra esplode

sabato 1 ottobre 2022

2' di lettura

Nel dubbio, scissione. Il Pd non cambia mai e dopo il disastro elettorale le parole che girano al Nazareno sono sempre le stesse: "cambiare tutto", "cambiare nome". O, in alternativa: spaccarsi in due, continuando il processo di disintegrazione di quello che una volta si auto-definiva "il primo partito del centrosinistra italiano". Una volta, appunto: dopo il 25 settembre i dem non sono più "di sinistra" (il Movimento 5 Stelle vede il sorpasso, grazie alla linea "massimalista" di Giuseppe Conte) né "di centro", perché Il Terzo polo rischia seriamente di rubarne lo scettro nel campo progressista. E fioccano, ovviamente, i pareri più o meno interessati.

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"Ci sono solo due strade per ritrovare un rapporto forte con l'elettorato - spiega Filippo Andreatta al Corriere della Sera -. O si taglia con il passato, rottamando tutti, ma proprio tutti, i dirigenti che hanno avuto un legame organico con i partiti fondatori",vale a dire Ds e Margherita. "oppure si prende atto del fallimento e ci si scinde in due partiti, uno riformista e l'altro più massimalista, rimanendo alleati alle elezioni". Con quali risultati, non è dato sapere. Ma è significativo che a dirlo sia il figlio di Beniamino Andreatta, ex ministro Dc e padre putativo di Enrico Letta, segretario uscente. 

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E di scissione parla anche Gianni Cuperlo, esponente della sinistra interna del partito: "Stiamo letteralmente sulle scatole a una parte della società italiana, si è spezzato un rapporto e un legame di fiducia con una parte del Paese". spiega intervistato dalla Stampa, aggiungendo di essere contrario alla costruzione di una 'cosa rossa' con un'altra scissione. "In un momento come questo e con una destra così forte, dividere e indebolire la principale forza del campo democratico e della sinistra sarebbe un errore esiziale, e contro questo mi batterò". Da 16 anni "non abbiamo vinto le elezioni e per 10 anni siamo stati al governo", ricorda ancora, anche se "con buone ragioni e facendo anche buone cose". Questo però "ha trasmesso la percezione di un partito di establishment e di potere".

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