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Mario Draghi ferma la cricca del Pd: un caso clamoroso a Roma

Francesco Specchia
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E, zitto zitto, quel drago di Draghi- solito aplomb e sorriso tagliente- sfilò il Giubileo al Pd. Per lasciarlo in eredità alla Meloni. «Vedrai, vedrai: qua, nel 2025 si cureranno le anime di tutti tranne che quelle di Gualtieri e soci. Non hai notato che, rispetto al Giubileo 2000 gestito totalmente da Rutelli, qua l'attuale sindaco di Roma non toccherà palla?». Lo storico dirigente che bascula tra Chigi e il Ministero dello Sviluppo, forte delle sue trenta crisi di governo e dei mille cambi d'esecutivo, inala voracemente una pasta alla gricia. E qui mi snuda la verità più terribile per il Partito Democratico romano. Sta per partire la mitica Agenzia per il Giubileo, il miracolo del business post-pandemia, la grande macchina della cristianità che nel 2000 mosse un giro d'affari da 300 miliardi di lire; e il Presidente del Consiglio, con una mossa quasi impercettibile ai più, ha deciso di sfilare il costoso giocattolo al sindaco Dem. Ma Gualtieri, scusa, non sarà commissario straordinario, come lo fu Rutelli? 

 

 

MARGINE DI MANOVRA - «Ma và. Cioè: Gualtieri sarà ancora commissario straordinario dell'evento, ma non ha uno straccio di squadra, dato che tutti i poteri, e i soldi da gestire passano ad una società in house del ministero del Tesoro», continua l'alto dirigente. Mi spiega osservando nel piatto i rimasugli di pepe nero e guanciale, dando l'impressione di leggervi dentro il futuro dei Dem romani, come si fa con i fondi del caffè. E, in effetti, nessuno, della mossa di Draghi, s' è accorto. Ma il margine di manovra dell'attuale sindaco di Roma e dei suoi sull'operazione Giubileo (laddove il commissario straordinario Rutelli fu signore a padrone assieme al cossighiano presidente dell'agenzia Luigi Zanda) sono, in realtà, risicatissimi, per non dire ornamentali.

 

 

A presiedere l'Agenzia Giubileo 2025, a dirigere le danze e a gestire l'enorme mole di fondi sarà infatti il draghiano -attuale amministratore delegato di Poste Italiane- Matteo Del Fante; mentre l'amministratore delegato sarà Marco Sangiorgio. «Senza muovere un muscolo Draghi ha messo tutto tutto nelle mani del Ministero dell'economia: sarà un naturale legato per Giorgia Meloni, che si troverà comunque le cose già fatte...», ci ragguaglio il dirigente che chiude ingollando un maritozzo, suggerendomi l'inarrivabile metafora del magna-magna, evitato o meno.

Nel 2000 il Giubileo e il suo fiume di appalti e di opere pubbliche fece splendere la stella di Rutelli al Campidoglio, per dare l'abbrivio a quella, successiva, di Walter Veltroni. Oggi la stessa macchina dovrebbe servire a riattizzare l'economia romana fiaccata dal Covid e dalla guerra. La partenza operativa della stazione appaltante degli interventi dello Stato per agevolare l'evento, può contare su una dote finanziaria complessiva di 1,045 miliardi di euro da spendere entro il 2026, molti -indirettamente- messi a carico del Pnrr. Trattasi di una mole di fondi che possono essere già investiti perché per gli interventi sono previsti già quest' anno 285 milioni. Poi sono 290 milioni per ogni anno nel 2023 e 2024. A disposizione, nell'anno della manifestazione religiosa, saliranno a 330 milioni mentre per quello successivo la dote è 140 milioni. Interessante, poi, dal punto di vista delle finanza pubblica è l'Investimento M1C3I4.3 Caput Mundi. Next Generation EU per grandi eventi turistici incluso nel Piano nazionale di ripresa e resilienza del costo complessivo di 500 milioni dieuro finalizzato alla riqualificazione e restauro del patrimonio culturale e urbano e dei complessi di alto valore storico-architettonico della città di Roma, alla valorizzazione e restauro di luoghi ed edifici di interesse storico e di percorsi archeologici, alla riqualificazione dei siti ubicati nelle aree periferiche, alla realizzazione di interventi...», recitano i documenti che sventola sotto il naso.

 

 

 

Ed ecco che ci torna in mente proprio l'approvazione in pompa magna, il 2 settembre scorso, delle linee guida degli interventi per il Giubileo della Chiesa cattolica del 2025, approvate a Palazzo Chigi davanti al sottosegretario Garofoli e al sindaco Gualtieri nel corso del Tavolo istituzionale, presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, e composto da rappresentanti delle amministrazioni centrali e locali e del Parlamento e da un pugno di ministri. Tanto per paragonare, nel 2000, a Roma su 2,6 milioni di abitanti ci furono 30 milioni di turisti di passaggio. Solo il Giubileo dei ragazzi attrasse 2,2 milioni di giovani. Oggi girano le stesse cifre. A livello d'appalti, in quest' edizione, c'è dentro di tutto: parcheggi, tunnel, sottopassaggi e sottovie, percorsi museali e itinerari giubileari, riqualificazione delle basiliche e del verde pubblico. Roba enorme. L'unico problema, semmai, è che siamo già in ritardo. L'agenzia parte, per legge, quando il papa nomina il suo delegato per il Giubileo; e Francesco l'ha già fatto con monsignor Rino Fisichella. E per il Giubileo rutelliano la legge 651/1996 consentì l'erogazione dei primi fondi nel '97. Ma, insomma, oggi è come se Palazzo Chigi dicesse al Campidoglio: stavolta, con tutti i casini che abbiamo, non è più roba vostra.

 

 

ALTAMENTE INAFFIDABILI - Già, ma perché Draghi ha spostato la gestione del più grande evento religioso del mondo al suo ministero più pregiato, strappandola al Pd?. «Semplice. Perché quelli gli stanno sulle palle, e non si fida della cricca». Ah, ecco. «A cominciare da quel gentiluomo di Albino Ruberti, capo di gabinetto di Zingaretti in Regione Lazio, la cui lite con i fratelli De Angelis aveva fatto esplodere il Pd del Lazio stesso. Ti ricordi "in ginocchio o ti ammazzo?": ecco per Draghi, quella roba lì non è stato propriamente un'indicazione di affidabilità...», mi risponde l'alto dirigente arrivato oramai al caffè. Certo, il fatto che di Ruberti, oggi, escano nuovi audio sulle mascherine fantasma di Zingaretti gettando altro fango sul partito, non aiuta. Dagli amici mi guardi Iddio che dal Pd mi guardo io... 

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