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Musei, perché è giusto pagare per entrare (ma restino sempre aperti)

Gennaro Sangiuliano

Luca Beatrice
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Non è passata neppure una settimana ed è arrivato il primo ingiustificatissimo attacco al neoministro della cultura Gennaro Sangiuliano, reo di aver espresso concetti condivisibili e di buon senso, che se li avesse pronunciati un qualsiasi esponente della sinistra sarebbe stato un plauso e se le avesse anche solo pensati il suo predecessore Franceschini in molti avrebbero gridato al colpo di genio. Niente da fare, la cultura è roba loro e se qualcuno di area opposta si avvicina scatta il reato di appropriazione indebita. E quando ad accorgersene non sono i politici ci pensano alcuni organi di informazione specializzati nel mettere in cattiva luce (e in cattiva fede) anche ciò che appare del tutto logico. Che avrebbe detto il titolare del dicastero che la sinistra avoca a sé per diritto acquisito? Di essere contrario alla gratuità dei musei e di essere molto seccato perché gli Uffizi sono rimasti chiusi il lunedì del ponte di Ognissanti. In entrambi i casi ha ragione da vendere.

 

 

SCONTISTICA - Non si capisce perché cinema, teatri, stadi, concerti e altre forme di spettacolo possano costare e i musei no. In taluni casi, peraltro, la biglietteria rappresenta una forma significativa di indotto, anche se i denari non bastano mai, e togliere quella cifra rappresenterebbe una manovra tanto demagogica quanto suicida. All'estero non battiamo ciglio se ci vengono chiesti 20 o 30 euro per visitare una mostra, qui da noi c'è ancora chi borbotta e vorrebbe non pagare. In Italia inoltre sono state inventate plurime forme di scontistica per i giovani, per gli anziani, per i gruppi e le famiglie ed è molto più oneroso per il portafoglio passare una domenica a Gardaland piuttosto che in una pinacoteca. Giusto pagare quindi, senza alcun dubbio, giusto dare un prezzo a ciò che ha valore.

Questione ben più grave, la mancata apertura degli Uffizi lo scorso lunedì con le solite lunghe code di turisti perplessi e arrabbiati. Strano non l'abbia capito il direttore Elke Schmidt, convinto sostenitore della politica spettacolo (fu lui a chiamare Chiara Ferragni davanti a Botticelli per implementare il pubblico dei ragazzini con un post su instagram), autore di parecchie azioni pubblicitarie per far numero, e per questo parecchio criticato dai puristi che ritengono il museo un luogo di studio e cultura, obiezioni cui ha sempre fatto spallucce. Chi lo difende sostiene che i turni in un museo non si possono cambiare, che un giorno alla settimana comunque deve restare chiuso per pulizie e manutenzione. D'accordo, forse non si può decidere in un attimo, ma avendo sotto il naso il calendario non sarebbe stato difficile prevedere da mesi un'apertura extra per il cosiddetto "ponte dei morti".

 

 

ÉLITE E PAESE REALE - Nonostante l'obiezione risulti più che fondata il ministro (di centrodestra) non lo deve dire, non deve permettersi simili ingerenze, deve lasciar fare ai "tecnici" di comprovata esperienza mentre lui è arrivato appena ieri, deve tenere un approccio umile (chieda come si fa a Franceschini) e non affidi le sue intemerate alla stampa. Pensiamo alle migliaia di persone venute a Firenze in un giorno di festa impossibilitate a visitare gli Uffizi alla faccia del museo come luogo inclusivo. La soluzione la doveva trovare il direttore, uno che lavora molto per se stesso e meno per l'istituzione, e bene anzi benissimo ha fatto Sangiuliano nel sollevare il problema. Le critiche arrivano dalle stesse parrocchie ed è invece molto probabile che i turisti abbiano giudicato molto grave tale mancanza. Ancora una volta si noti la differenza tra l'élite culturale e il paese reale.

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