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Soumahoro, ora la sinistra si inventa il "diritto al lusso"

Hoara Borselli
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Diritto allo studio, diritto al lavoro, diritto alla salute, diritto alla riservatezza, diritto alla libertà sessuale, diritto di parola, diritto d'autore... Poi tanti altri che adesso non mi vengono in mente. Di tutti questi diritti avevo sempre sentito parlare. Vi confesso che non avevo mai sentito parlare di "diritto alla moda". La moda, per quel che sapevo io - nella ristrettezza delle mie conoscenze un po' reazionarie - era sempre stata un'espressione dell'industria del lusso, e anche un'espressione della capacità estetica degli artisti che la realizzano. Io avevo capito che era loro diritto realizzare la moda, in piena libertà, però non sapevo che ci fosse un diritto per il popolo di accedere alla moda e di usarla a proprio piaci mento. E così l'altra sera ho imparato questa nuova lezione. Me l'ha im partita Aboubakar Soumahoro, che ha spiegato a Formigli, in tv su La7, che è vero che lui non aveva una lira, e tantomeno di lire (o di euro) ne aveva sua moglie - quella della cooperativa di accoglienza dei migranti indagata dalla procura- e quindi non c'era la disponibilità economica per comprare borse, scarpe e vestiti di lusso, ma che loro hanno aggirato questa difficoltà in un modo molto semplice: appellandosi al diritto alla moda. Vi confido che ignorantemente ho sempre pensato che il lusso fosse a beneficio di chi i soldi ne ha, e tanti. Che l'ostentazione della ricchezza fosse appannaggio di chi non piagnucola dicendo che la moglie è disoccupata e in famiglia non entrano soldi se non come proventi della vendita di un libro.

 

 


Magari la memoria mi inganna ma non ricordo file chilometriche fuori dalla Feltrinelli per accaparrarsi l'opera di Soumahoro. Difficile pensare che Louis Vuitton, Gucci, Prada, Fendi abbiano accettato in cassa una copia del libro invece di migliaia di euro. Il sindacalista dalle galosce infangate ha detto: «Ritengo che il diritto all'eleganza, il diritto alla moda, siano una libertà. La moda non è né bianca né nera. La moda è umana».

 

 

 

Tutto chiaro? Il lusso è libertà, uguaglianza ed umanità. È la nuova frontiera del socialismo. Una volta le leghe dei lavoratori si battevano per le otto ore, poi per il diritto allo studio, poi contro il cottimo. Ora è cambiato tutto: si battono per il lusso. Abolito anche il reddito di cittadinanza. Basta con le mance: vogliamo tutto. Immagino che a breve dalle fila di sinistra verrà presentato un disegno di legge per modificare l'articolo 32 della Costituzione. Quello sul diritto alla salute. Sarà corretto così: «La Repubblica italiana tutela la salute e l'accesso alla moda come diritti fondamentali dell'individuo e interesse della collettività. E garantisce cure gratuite e abiti griffati agli indigenti». Era ora che la sinistra trovasse la sua identità. 

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