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Qatargate, "sospetti sul voto nel 2021": sinistra e Marocco, altra bomba

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Alla luce dello scandalo Qatargate e della pioggia di soldi in nero (non solo da Qatar e Marocco) nelle tasche di alcuni esponenti di spicco dei Socialisti e democratici, il gruppo del Pd a Strasburgo, diventa fin troppo facile sospettare di ogni voto della sinistra in aula. Il sospetto di interessi privati, lobbismo e interferenze indebite di Stati stranieri sull'Europarlamento, insomma, aleggia con insistenza 

 

 

 

E così il Corriere della Sera, sottolineando "una certa benevolenza" del Parlamento europeo nei confronti di certi Paesi, sottolinea l'ipotesi che Qatar e Marocco abbiano cercato di condizionare addirittura il premio Sacharov, una sorta di Nobel per la Pace europeo assegnato alle personalità che più si sono contraddistinte nella difesa dei diritti umani. Una causa, quest'ultima, per cui Antonio Panzeri aveva fondato la sua Ong Fight impunity, è sempre bene non scordarlo: la battaglia progressista per i diritti come paravento per riciclare finanziamenti occulti e sacchi di banconote. Un bel paradosso per gli autoproclamati "paladini del bene". 

 

 

 

 

Nel 2021 il premio Sacharov finì al dissidente russo Aleksej Navalny, quasi una triste premonizione di quello che sarebbe accaduto pochi mesi dopo con l'invasione dell'Ucraina decisa da Vladimir Putin (non a caso, poche settimane fa il Sacharov è finito al popolo ucraino). Eppure, scrive il Corriere, c'è puzza di bruciato e gli inquirenti stanno indagando sullo strano asse creatosi in aula tra sinistra e destra. I gruppi, solitamente contrapposti, hanno infatti entrambi bocciato una delle candidate alla vittoria finale, l'attivista Sultana Khaya, sostenitrice dell'indipendenza del popolo Saharawi dal Marocco. Battaglia assi indigesta al governo di Rabat, che si sarebbe attivato presso i suoi agganci all'Europarlamento per ottenere il boicottaggio della donna. Il quotidiano belga Le Soir parla di anomalie nella selezione dei finalisti. "Si inizia con un primo passaggio formale, con il quale ogni gruppo dell'Europarlamento può proporre un nome. A quel punto, i finalisti vengono decisi tramite una serie di votazioni a porte chiuse tra i membri della commissione Sviluppo e quella Affari Esteri, della quale fanno parte diversi personaggi coinvolti nell'inchiesta". La Khaya, scelta dalla Sinistra, finisce in parità con l'ex presidente ad interim della Bolivia Jeanine Anez, scelta dai Conservatori europei. Si rivota, con ritardo di un'ora. In quei 60 minuti, "i deputati del gruppo socialista ricevettero via mail un'istruzione di voto per sostenere la candidata dell'estrema destra".

 

 

 

 

La scelta di S&D, secondo l'eurodeputato spagnolo della Sinistra Miguel Urbàn, "è inspiegabile". All'epoca i socialisti europei si difesero parlando di "scelta tattica", ma ora i sospetti aumentano. "Chiunque sa come è assegnato il premio Sacharov è consapevole che le donne afghane, candidate dai socialisti, non avevano alcuna possibilità di vincere", sottolinea Urban. E alla fine tra Anez, le donne afghane e Navalny (candidato dai popolari) la spuntò quest'ultimo. Durissimo anche l'attacco della Khaya: "Come difensori dei diritti umani nella nostra terra, abbiamo perso anni fa la speranza nelle istituzioni europee, nel Parlamento, nella Commissione europee". A Panzeri, Francesco Giorgi & compagni saranno fischiate le orecchie.

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